Sono passati diversi mesi da quando in Agosto (il 19) e poi in Novembre (il 21) abbiamo scritto della macchina utensile con erosione a filo, acquistata da Gabriele Ribolini per realizzare i componenti necessari alla riparazione dei movimenti meccanici di orologi attuali, o di un passato anche molto lontano. Ieri è arrivata una telefonata da S.Angelo Lodigiano: “abbiamo fatto una stella per riparare un Tasca Ripetizione Minuti”.
Many months ago we wrote about a special tool machine bought in U.S. by G.Ribolini in order to restore ancient or vintage watches. Yesterday we received a cell-call: “we did a star for a Minute Repeater”, first component made by Ribolini & Son using new tailor-made machine.
La stella (o camma, dato che in francese, lingua ufficiale dell’orologeria, è “camme”) era infatti il componente necessario per riparare un orologio da tasca dei primi anni del secolo scorso. Come tutte le macchine nuove anche quella americana andava provata, ma prima di tutto capìta. Con una serie di email e di videochiamate l’ing.Andrea Ribolini al quale il papà ha demandato tutto ciò che, anche lontanamente, odora di elettronico, ha fatto il primo test, ma con le misure richieste per ottenere il componente nuovo, la molla che tende il filo è risultata troppo rigida, bisognava sostituirla. Ribo, forte della sua esperienza nel disegno tecnico, si è chiesto “dov’è il problema? ne faccio una nuova”, anche se l’offerta ha creato nell’ingegnere qualche perplessità.
La prima molla è risultata ancora troppo dura e la seconda troppo morbida, ma la terza aveva la giusta elasticità e la tensione rispetto al filo; nella foto il risultato che permetterà al Tasca con la Ripetizione minuti di tornare a funzionare. Sinergie fra generazioni e competenze? Certamente, ma anche costanza per ottenere il miglior risultato.
Per quei neofiti che ci seguono ricordiamo che la Ripetizione minuti, Regina delle complicazioni, vede una serie di componenti che si muovono indipendentemente da quelli del movimento di base e hanno un loro bariletto per disporre di una carica autonoma. Questi i meccanismi principali: la chiocciola con le tacche per le ore; le cremagliere a rastrello per i quarti e per i minuti, nelle quali si inseriscono la stella dei quarti e il disco dei minuti. Proprio la stella che pubblichiamo nella fotografia sopra e che ha queste dimensioni: larghezza esterna 9,50 mm e spessore 0,40 mm.
A chi non ha mai sentito Il suono che, azionando il cursore sulla carrure, ascoltiamo dagli orologi con la Ripetizione Minuti, diciamo che corrisponde a quante volte i martelletti battono sui gong (timbri o fili armonici); così se sono le 5,40 sentiremo un suono grave cinque volte per le ore, uno grave e uno più leggero insieme, due volte perché i martelletti battono i due quarti (cioè 30 minuti), mentre per gli ultimi 10 minuti ascolteremo un solo suono leggero per 10 volte. Ci sono poi suonerie a passaggio, molto più complicate (un’altra volta vi spiegheremo il perché) che fanno ascoltare il suono ad ogni ora o grandi suonerie che fanno ascoltare autonomamente ore e quarti e, a richiesta, anche i minuti.
Gli orologi da tasca con la suoneria risalgono al XVII secolo, e il primo a realizzarne uno è stato Daniel Quare che ottenne il brevetto reale per produrlo; in seguito Abraham Louis Breguet apportò delle modifiche che lo migliorarono, tra l’altro oltre ai quarti, il suo movimento indicava anche i mezzi quarti, cioè 7 minuti e mezzo; ci furono poi anche suonerie a 5 minuti. Erano orologi importanti per conoscere l’ora al buio. I loro movimenti, così complicati da realizzare, erano un vero tesoro; Jules Audemars, nella neonata azienda Audemars Piguet del 1889, portò come suo contributo economico 18 movimenti complicati mentre Edward Piguet aveva versato 10.000 Franchi mettendoli a disposizione per sei anni; un successivo inventario aziendale registrò, nel 1920, che su 230 movimenti complicati, 110 erano ripetizione a minuti; il primo Ripetizione Minuti da polso di Audemars Piguet fu iniziato nel 1906 e occorsero due anni per terminarlo e consegnarlo al gioielliere Gubelin.
Pensiamo anche agli orologi a tac: sfiorando lancette non protette dal vetro si poteva immaginare l’ora, così ci furono indicatori in rilievo anche sulla carrure o sul fondello, per non far sapere a chi era vicino, che si voleva conoscere l’ora. A tutt’oggi ci sono analoghi orologi da polso, appositamente realizzati per non vedenti.
Concludendo la telefonata, che sembrava quella di una nascita annunciata, con un Ribo entusiasta e felice, ho saputo che una quarantina di anni fa lui aveva chiesto alle industrie se potevano fargli una macchina utensile da essere impiegata, appoggiandola su un tavolo, nel suo laboratorio. La risposta allora fu negativa; nel frattempo però la tecnologia ha fatto passi da gigante e negli U.S.A. il desiderio del nostro Maestro orologiaio è diventato realtà. Peccato solo che la ruota del tempo per noi due abbia continuato a srotolare il suo filo…portandoci vicino a quota 80…e oltre.