Capita a volte, leggendo le notizie che arrivano da noti studi di PR, di fare un salto sulla sedia. A noi è successo con il Comunicato Stampa di Artime, nuovo marchio elvetico di orologi d’alta gamma, fondato nel 2021 a Les Brenets, da sei appassionati della più bella orologeria (Fabrice Deschanel, Didier Bretin, Manuel Thomas, Claude Emmeneger, Emmanuel Jutier e Stéphane Maturel) tutti con un ampio background in aziende d’alta gamma da Audemars Piguet a Renaud&Papi, da TAG Heuer a Greubel Forsey.
Sometimes, receiving a press release, it may happen we are jumping on our chair. This happened when we read that a new Swiss Brand, Artime, was born. And after news about this interesting watch, you will understand why we had that reaction. In fact we are going back to the Seventies, and before, to speak about a real piece of Italian history of watches, Artime Group, Philip Watch and Sector. We hope you will enjoy it.
Il nuovo ART01, è il primo modello che riunisce tutto ciò che si può cercare in un segnatempo d’alta gamma sotto il profilo estetico, dei materiali e di quant’altro sia alla base di una corretta orologeria moderna. A partire da un “etereo” (forse più corretto dire leggero) movimento in oro bianco con scappamento a tourbillon doppio bilanciere e un selettore di funzioni, per finire alla cassa in titanio, ø 42 mm, e vetro zaffiro. Ne è prevista una serie iniziale di 20 esemplari. La presentazione avverrà durante la Watch Week ginevrina di fine Marzo, la sede scelta l’Hotel Beaurivage, primo piano, dalle 9.00 alle 7.30 p.m.
E fin qui non c’è nulla di strano. Ma per chi come noi ha una buona memoria, dire “Artime” significa andare indietro nel tempo agli anni ’70.
Artime infatti era la ragione sociale scelta da Filippo, figlio di Edoardo Giardiello, quando, nel 1974, aveva lasciato l’impresa di famiglia, che dagli anni ’20 produceva i Philip Watch. Di Artime facevano parte orologi da muro e pendole, ma dal 1980 arrivarono anche modelli da polso fra cui i Sector, famosissimi con lo slogan “no limits” e le imprese affrontate da atleti in varie discipline, facendo affidamento solo sulle loro forze. A fianco di Artime nacque anche Time Trend, sempre della famiglia Giardiello, che sul mercato italiano diffuse marchi di tendenza.
Tornando ancora più indietro però, arriviamo a metà Ottocento quando un abile orologiaio napoletano che produceva orologi di gusto italiano con movimenti svizzeri, decise di scegliere il nome Philippe Watch, l’orologio di Filippo, Questo, nel tempo, diede origine a una causa intentata da Patek Philippe che non aveva pensato di cautelarsi in proposito. Poi tutto si compose amichevolmente e Philippe fu cambiato in Philip. A questo proposito riprendiamo un articolo pubblicato nel 1989 sul quotidiano la Repubblica: “Philip Watch“ è stata fondata nel 1920 da Filippo Giardiello (da cui il nome del marchio), napoletano doc, che insieme a uno svizzero diede vita a Philip Wattch, ottenendo nel tempo notevole successo non solo in Italia, ma in Europa, con buoni orologi di costruzione svizzera (meccanismi) e dallo stile italiano. Oggi sono ancora i Giardiello, con i nipoti Francesco e Massimo Iacono, ormai in affari nell’ orologeria dalla quinta generazione, a controllare direttamente, da Napoli e da Milano, il loro business in Svizzera, in Italia e nel resto del mondo. Nel 1989 Philip Watch in Italia ha sviluppato un giro d’affari di 35 miliardi di lire. La famiglia Giardiello controlla il 100% di Sector, il 33% del Marchio svizzero Lucien Rochat e infine il Marchio Cadet. Ultima nata Time Trend (giro d’affari nel 1989 10 miliardi di lire) affidata ai pronipoti del fondatore (Massimo e Filippo Jacono e Barbara Giardiello) che segue le nuove tendenze di mercato, fra le quali marchi russi come Boctok, Paketa e anche un Batman Watch. La nuova frontiera del Gruppo Artime non è solo l’Europa, infatti si è arrivati negli USA con il marchio Sector Adventure, uno dei grandi sponsor della Parigi-Dakar. L’ espansione dei Giardiello è in crescita rapida. Cinque generazioni di mercantilismo napoletano radicato in Svizzera si fanno sentire”.
Nel 1987 nacquero in Svizzera la multinazionale Lucien Rochat con la compartecipazione di Artime, poi l’Artime Group e il Gruppo Artime Philip Watch con sede a Neuchatel e filiali in Italia, Germania, Sfisserà, Regno Unito e Stati Uniti. In anni più recenti ci furono nuove acquisizioni societarie e gruppi interessati a vendere ed acquistare Marchi orologieri di sicuro successo e con storiche tradizioni..
Per esempio il Gruppo Sector, dalle grandi potenzialità internazionali, nel 2002 vide l’interesse di alcuni imprenditori, più o meno noti nel settore orologiero. Fra i primi Franco Bosisio, con la qualifica di Art Director di Sector Group, tra gli altri Enrico Ceccato nominato AD del Gruppo. Tra i programmi non c’era solo il riposizionamento di Sector dando più attenzione al prodotto, tutti lo associavano infatti allo slogan No limits, trasformato in U.S. in Adventure. E si voleva introdurre nel Gruppo anche noti Marchi fashion, da Roberto Cavalli a Moschino.
Passano gli anni e ancora un cambiamento, questa volta, nel 2006, l’acquirente è Massimo Carraro che acquista per il Gruppo Morellato il Marchio Philip Watch. Da bambino Massimo, aveva ricevuto in regalo un orologio Philip Watch e non lo aveva dimenticato. Nel 2013, con l’aiuto di uno storico giornalista dell’orologeria, Augusto Veroni, venne anche ricostruito un Museo Philip Watch. Poi, con Matteo Marzotto, il gruppo, diventato Morellato & Sector, prese parte alla Fondazione per la Ricerca sulla Fibrosi Cistica Onlus (malattia che aveva ucciso in giovane età una sorella di Matteo Marzotto).
Facciamo un passo indietro, sino al 2011 quando su POLSO n 154, nella rubrica Libero Arengo, Massimo Carraro espose il suo progetto che comprendeva non solo Philip Watch o Sector, ma anche altri Marchi.
Parliamo quindi di ricordi dei primi anni Duemila o addirittura di altri, nati nel secolo scorso, legati al nome Artime. Tornando però a Filippo Giardiello, da diversi anni a Lugano, tramite LinkedIn nel 2017 mi è arrivato per soloPolso quanto segue: “mi è partito il messaggio quando non l’avevo né corretto né terrminato, comunque il succo del discorso era viva a noi che abbiamo fermato il tempo e auguri per un futuro ancora da scrivere. Un caro saluto, Filippo” mentre nel 2018 il pianeta Patek Philippe, sempre su soloPolso è stato così commentato da Filippo Giardiello “che meraviglia, Patek Philippe non ha rivali“.
A questo punto chiudiamo il nostro cassetto dei ricordi e torniamo al presente con il Tourbillon di Artime, che vedremo al prossimo Genève Watch Week; anche se in rete, con il titolo Watch Alert, è già stato pubblicato il 23 Febbraio scorso da scottishwatches.co.uk
un tempo si raccontava scherzando che Patek e Philippe avevano litigato ,quindi Philip si era messo in proprio fondando la Philip watch.
Comunque una bella storia quella dei Giardiello….