Abbiamo anticipato il 4 Ottobre su soloPolso, qualche novità svelata dagli espositori, completando le notizie con l’annuncio di un Convegno programmato domenica 15 sul tema “Il futuro degli orologiai in Italia”, al quale ho voluto essere presente, incuriosita anche di sapere cosa avrebbe detto, a convegno concluso, l’organizzatore Fabrizio Dallachà, su una grossa novità.
A talk-show during fourth W.O.I. on October 15th and a novelty unweiled by Fabrizio Dallachà.
Vincenzo Monti aveva scritto “Cara Italia amate sponde…” e alla fine del secolo scorso un bello spirito completò in rete la frase …”quante Tavole Rotonde”. Humour a parte, rendersi conto di quale futuro si poteva ipotizzare per gli orologiai in Italia, era senza dubbio un argomento interessante. Invitati a questo “talk show” per usare un termine alla moda, una giovane orologiaia Irene Baiardi, Stanislao Capoferri (Presidente ATOSI), Andrea Coppola (orologiaio riparatore e creatore di pezzi unici), Gabriele Ribolini (Maestro indipendente: progettista, costruttore e restauratore), Maurilio Savoldelli (Laboratorio Mazzucchi, presidente della sezione orologeria dell’Ass.ne Orafa Lombarda). Il compito non facile del moderatore era assegnato a Marco Beltrandi, al quale sarebbe stato utile un cronometro per dare agli ospiti, preavvertendoli, lo stesso tempo per le loro risposte, così da non sforare troppo sull’ora prevista. Come tutti i moderatori però ha fatto domande lunghe e complesse.
La prima domanda verteva su un argomento molto “spinoso”. Le case svizzere non forniscono i componenti necessari alle riparazioni; tutti d’accordo per arrivare a una modifica, anche se tra amici, soprattutto in rete, ci sono scambi di prodotti difficilmente reperibili. D’altro canto il Servizio Assistenza rende bene e le Case madri sono ben lungi dal volervi rinunciare e va anche riconosciuta la loro preoccupazione che troppi orologiai “self-made” possano fare dei danni, che poi si rifletterebbero anche sul prestigio della Marca. Secondo tema: novità tecnologiche come il System 51 si riflettono negativamente sul lavoro dell’orologiaio? La risposta sembrerebbe intuitiva, se non si sapesse che queste novità (compreso i vari MoonSwatch etc. ) sono frutto di scelte di marketing e che una volta esaurito il loro compito commerciale, passano nel dimenticatoio. Infine terza domanda il ruolo delle Scuole di orologeria in Italia. Ne abbiamo molti esempi importanti, ma due soli anni non bastano per imparare le materie teoriche e pratiche; bisogna poi tenere presente che sono pochi oggi i ragazzi disposti a investire tempo e denaro anche dopo aver ottenuto il diploma e che le “botteghe artigianali” del passato, nelle quali i ragazzi lavoravano, gratis, si scontrerebbero con le leggi che giustamente proteggono il cosiddetto lavoro nero. Un orologiaio infine non deve smettere mai di documentarsi e di imparare, è come un medico e la laurea in medicina del 1993 non era certo quella richiesta nel 2023.
Una volta di più mi sono resa conto che nel “pianeta orologio” ci sia ancora molto da scoprire; dire che Breguet non impiegherà mai componenti in silicio per un Tourbillon, significa non seguire l’attualità, visto che il Marine Tourbillon 5577 li impiega, oppure dimenticare – sia pure momentaneamente – la Scuola di orologeria del Capac di Milano; sono due esempi, per altro detti certamente in buona fede; per chi non è abituato, avere un microfono in mano, mette sempre soggezione.
In quanto alla novità preannunciata da Fabrizio Dellachà, questa riguardava la nascita di una nuova Associazione, quella della Filiera degli orologi italiani (presidente Marco Beltrandi) aperta ad ogni impresa coinvolta, con la sua produzione, nella nascita dei segnatempo, dal disegno alla produzione di tutti i componenti.
L’iscrizione all’Associazione sarà gratuita per tutte le aziende presenti a W.O.I. e formerà un complesso dove gli associati potranno scambiarsi dati ed esperienze per promuovere gli orologi che sono realizzati in Italia in ogni loro parte.
Un programma molto bello, a patto che non si scontri con l’individualismo italiano. Speriamo in bene e che si possa seguire l’esempio francese con FrancEclat che promuove la produzione di molti comparti, orologi compresi. (Elena Introna)