L’Epée 1839 ha presentato ieri il suo orologio da scrivania Grenade, realizzato in otto diverse varianti cromatiche e con queste misure: altezza 120.5 mm, larghezza 77.6 mm profondità 66.6 mm, peso 620 grammi e movimento meccanico verticale.
New Clock Grenade by L’Epée 1839, whose shape remembers the american grenade bullet during World War I, is realized in 99 clocks for every color.
Guardandone la forma, la prima associazione è quella con il proiettile, lanciato dall’artiglieria o a mano, che, a quanto risulta da stud,i andrebbe attribuito, al molisano Battista Della Valle; così scrissero il generale di artiglieria Enrico Maltese e Mariano Borgatti, direttore del Museo di artiglieria di Roma, quando, per l’Enciclopedia Treccani, alla fine degli anni Trenta redassero la voce “bomba”; altri storici invece sostengono che le “bombe da mano” siano state inventate dal piemontese mastro Giovanni Faci, nel 1537 durante la difesa di Cuneo; più semplicemente l’attuale Clock riprende la forma della granata americana Mk2 impiegata nella Prima Guerra mondiale.
A parte l’estetica e la palette degli otto colori scelti con una cinquantina di sfumature diverse, a noi interessa l’aspetto legato al segnatempo. Ogni prodotto è disponibile in 99 esemplari, entrando così a pieno diritto nel ristretto campo destinato agli appassionati non solo di orologi, ma di questi strumenti legati al collezionismo. Definito “Clock da ufficio”, è dotato di un particolare componente: nella granata Mk2 era una spoletta M6A4C che attivava il dispositivo d’esplosione, nel Granade di L’Epée è un perno che funziona come una chiave; una volta rimosso consente di regolare dal fondo l’ora e di caricare, grazie al bariletto, il movimento meccanico verticale che ha una carica di 8 giorni, passando poi a regolare la data. Le A/h sono 18.000, il bilanciere è in primo piano e il tic-tac di ogni secondo rappresenta un momento preciso; ore e minuti sono indicati su dischi in alluminio anodizzato. Rimosso il perno del Grenade inizia quindi la vita del segnatempo.
Secondo L’Epée 1939 a questo punto bisognerebbe concentrarsi sul presente, mentre attivando la bomba si doveva pensare a salvarsi la vita. Alla fine della presentazione infatti la Maison consiglia di vivere nella realtà del presente (che, aggiungiamo, si può contare nella durata di dieci decimi di secondo, dopodicché quel momento è già trascorso) e al termine pone un interrogativo inquietante: “Si vous saviez que le prochain instant pourrait être votre dernier, savoureriez-vous cet instant?” e pensiamo non necessiti di una traduzione.