Ringraziamo chi ci ha scritto in merito all’articolo pubblicato ieri, e in particolare modo i due esperti che hanno aggiunto interessanti commenti in proposito.
Thanks to our readers wo wrote about our article, and speciali thank to two Watch Experts for having remembered something we didm’t know.
Il primo ci ha gentilmente fatto notare che gli orologi ricostruiti con pezzi originali, negli anni ’80 erano i Frankenwatch e questo ci fa pensare a un escamotage da parte di WatchPro definendoli Frankestein.
Più divertente il secondo che, inizia con le parole “brutte storie”, per ricordare poi un orologio di un grande Marchio che, dovendo essere stimato per andare in asta, aveva creato dei dubbi dato che non appariva in nessun catalogo o registro. Grace alla collaborazione della Maison si arrivò a svelare il mistero: era un orologio composto da parti originali, però queste provenivano da tre diversi orologi per altro presenti in tre diverse collezioni regolarmente indicate. Va da sé che l’orologio non fu accettato dalla Casa d’Aste mentre al proprietario restava la semplice soddisfazione di avere un orologio davvero unico anche se ricostruito.
S apre qui un interessante dilemma su cosa si intende per originale e se questo aggettivo debba essere applicato solo ai segnatempo dei quali si conoscano i dettagli perché indicati in cataloghi o registrazioni aziendali. Premesso che, a quanto ci risulta, solo Patek Philippe ha sempre provveduto a registrare la vita dei suoi orologi annotandone anche i cambi di proprietà, forse una certa apertura può essere concessa, anche se ciò inevitabilmente si ripercuoterebbe sulle quotazioni delle aste.
In quanto ai nostri ricordi, avevamo scritto che i “cauti svizzeri” non avevano dato molto risalto all’Ulysse Nardin esaminato da Gubelin, oggi completiamo quanto successo; la decisione era stata presa per salvaguardare il posto di lavoro ai 145 addetti dell’azienda, affidandone la conduzione al figlio del proprietario (immaginiamo sotto attento controllo). Ma il 10 Ottobre 2003 un articolo su Le Temps mise in luce che qualcosa ancora non era nella norma e che per la seconda volta il proprietario ne sembrava coinvolto tanto che il direttivo delle sue due imprese decise di dimissionarlo immediatamente. L’azienda cambiiò in seguito ragione sociale e nel 2012 entrò a far parte di un grande Gruppo giapponese continuando in una produzione di movimenti di indubbio interesse e perfettamente inregola.