Per i primi mi viene in mente la domanda manzoniana: “Carneade chi era costui?”. Per i secondi il riferimento è più immediato, parte da un sorriso o una risata, per poi finire, magari, in un rompicapo, se si vuole essere precisi e non far ridere i tecnici.
Just non to write always and only about whatch novelties, something about tecnologies names and press releases.
Una delle prime regole che mi ha insegnato Gianni Mazzocchi, direttore di Quattroruote, è stata oltre ai tecnici anche questa: i giornalisti non possono essere tuttologi, però hanno il dovere di informarsi da chi ne sa più di loro, altrimenti se non capiscono, come possono poi dare spiegazioni? Un’altra me l’ha data la collega Jamoretti, capo ufficio stampa della Fiera di Milano e presidente del GUS Lombardo: sii concisa e non dimenticare le W: who, what, where, when, why.
Tornando al titolo scelto (ogni tanto bisogna pur uscire dalla nicchia della presentazione di novità orologiere) l’acronimo consente nel comunicato stampa, di non dilungarsi su aspetti troppo tecnici per procedimenti o materiali, ma quando si riferisce al nome di un’azienda la cosa è più complessa.
A me è capitata a proposito del Submersible di Panerai e della sua bella lunetta bianca (esempio, a quanto mi risulta, unico in orologeria) realizzata seguendo la tecnologia di B.M.G. un gruppo internazionale, con radici che nascono oltre mezzo secolo fa nelle Università USA e U.K.; a Firenze ha una sede in via dello Stagnaio. Dunque B sta per bullet, M per metallic e G per Glass. Così chiedendomi cosa c’entrano i proiettili e come può un vetro essere metallico, sono andata a leggere in rete i singoli significati. Oltre alla balistica la tecnologia può essere applicata a diverse produzioni e in quanto al vetro con opportuni e costosi procedimenti si trasforma in superfici metalliche di minuscole dimensioni che vanno ulteriormente lavorate, insomma un risultato che si ottiene nei laboratori di ricerca universitari, per essere poi applicato industrialmente.
In quanto ai Comunicati Stampa è noto che gli italiani pensano di conoscere bene molte lingue, anche se poi così non è. Un noto personaggio di una Federazione sportiva in piena assemblea disse “mes robes”, che i francesi interpretarono giustamente come vestiti. Mentre un collega tradusse “laton” in latta, a proposito di un movimento in ottone, lasciandomi allibita. Come lo sono rimasta pochi giorni fa leggendo nella scheda tecnica di un orologio “bicchiere” (naturalmente stava per glass) e in un altro Comunicato Stampa “Glass fold” in cui fold era diventato “volte”.
D’altro canto quando ancora nel 1988 fu ripubblicato il prezioso “Dizionario professionale illustrato dell’orologeria” di G.A.Berner, le lingue furono francese, tedesco, inglese e spagnolo, mancava l’italiano perché a detta di molti: “tanto gli italiani il francese lo sanno”.