A WandW Laurent Ferrier ha presentato una coppia di orologi, con lo stesso movimento, che testimoniano la raffinata eleganza della sua produzione con casse tradizionali, quadranti curati maniacalmente, colori sobri. In controtendenza, con il loro minimalismo rispetto a tanti altri. Potremmo, pensando alla musica, paragonarli a una melodia di Mozart.
Classic and Square Microrotor Evergreen collection, case red gold or steel; for both the same selfwinding movement designed in house and, on deep green dials, vertical satin-brush finished, index drop-shaped, 18K red gold 5N or white, hands gold Assegai and baton on small seconds.
Lo Square Micro-Rotor Evergreen e il Classic Micro-Rotor Evergreen, ø 41 e ø 40 mm, sono realizzati in acciaio e in oro rosa con cassa tonda e a cuscino: in questa la lunetta rotonda si unisce gradevolmente alla forma della cassa quadrata; per entrambi gli orologi lo spessore è di mm 11,1 e il fondo in vetro zaffiro.
Di identica ispirazione i quadranti di un verde profondo; sono lavorati verticalmente a guillochage; hanno sottili indici geometrici e lancette tipo Assegai realizzati in oro bianco o oro rosa; quella dei piccoli secondi, al 6 è a bastone.
In entrambi gli orologi è alloggiato il movimento disegnato dalla Manifattura. È il Calibro FBN 229.01, nel quale si integrano il classicismo della meccanica orologiera e i traguardi raggiunti dalle moderne tecnologie. Il loro microrotore unidirezionale in oro, con incisioni legate alla lavorazione tradizionale, si inserisce perfettamente a fianco della finitura a Côtes de Genève qui verticalizzata, ma non mancano anche finiture perlage. La modernità è data dallo scappamento in silicio. Questo ha un doppio impulso diretto al bilanciere che si riavvia due volte per oscillazione, garantendo così una carica di 72 h.
Per concludere, forse, non sarà inutile ricordare che Laurent Ferrier, prima di fondare la sua impresa che oggi opera a Plan-les-Ouates Ouates Genève, è stato per decenni uno dei direttori di Patek Philippe, soprattutto all’epoca in cui Gerald Genta disegnava il Nautilus. Quell’esperienza è stata tradotta in una produzione numericamente limitata, ma molto apprezzata.