Abbiamo già dato la notizia che il Museo dell’orologeria a La Chaux-de-Fonds riapre domani, adesso la completiamo pubblicando le foto di nuovi orologi che sono entrati a far parte del patrimonio storico del Museo e che saranno esposti nello spazio Don et Achats sino al 28.Febbraio 2021.
New watches and documents (bought or received by M.I.H.) which will be exposed till next February 28th.
Iniziamo con un raro orologio italiano del XVIII Sec, che sul quadrante indica solo sei ore (a Todi negli ultimi anni ’90 abbiamo visto qualcosa del genere nel teatro comunale dove l’orologio vedeva le lancette fare un giro completo del quadrante in 4 ore, tante dovevano essere quelle legate agli spettacoli; il segnatempo fu restaurato dalla Veglia che in quel periodo aveva promosso un rilancio orologiero del suo storico Marchio).
La pendulette reca la data del 1721 incisa sullo chassis in ferro ed è stato acquistato nel 2019 dal M.I.H., faceva parte della collezione Justice Warren Shepro e deve la sua rarità anche per le ridotte dimensioni, in genere segnatempo di questo tipo erano impiegati su campanili o edifici; la cosiddetta ora italiana è stata adottata dalla Chiesa cattolica nel XIII sec. ed è stata abrogata, a favore dei quadranti che indicano 12 ore dopo l’invasione delle truppe napoleoniche.
Secondo orologio un Tasca di produzione svizzera firmato Paul Ditisheim (1868-1945), reperito in una piccola Casa d’Aste tedesca. Oltre alla firma e alla data reca il numero 51335.
Il movimento ha lo scappamento a détente e sviluppa una forza costante, così come disegnato da Jean A. Pettavel, che ha diretto la Scuola d’orologeria a Fleurier. A quanto sembra sarebbe l’unico esemplare realizzato in questo formato (diamètre 53,7 cm), e chi conosce bene la difficoltà di realizare lo scappamento a detente e il suo costo, se ne rende facilmente conto.
Terzo esemplare un Astro-Chron acquistato nel 2018 che costituisce un importante tassello nella storia dei movimenti al quarzo. Questo esemplare, destinato a uso privato, costava parecchio (785 DM) e questo probabilmente ne limitò la diffusione; è equipaggiato con un movimento al quarzo che la Junghans aveva sviluppato alla fine del 1950 (l’azienda tedesca fra il 1953 e il 1968 depositò molti altri brevetti); il movimento però è molto diverso da quelli moderni; il quarzo è protetto in un cilindro di vetro, l’oscillatore elettronico è visibile e assicura il movimento continuo e non a scatti della lancetta dei secondi
Infine una pendola di grandi dimensioni relizzata dal maestro orologiaio, Walter Anderegg, rappresentante la quinta generazione di una famiglia di orologiai e che, durante la sua vita, ha realizzato ben 38 orologi astronomici regolarmente registrati nella documentazione svizzera. Questa pendola è stata donata al M.I.H. dalla Haute École Pédagogique di S.Gallo. Il quadrante ha incisa sul rame la carta del cielo, mostra oltre 600 stelle, e compie una rotazione completa in 23 ore e 56 minuti, pari alla rotazione del tempo siderale, la linea dell’orizzonte e l’ellittica sono incise su una placca trasparente acrilica fissata sul quadrante. Anderegg ha utilizzato come base del movimento il Calibro Le Castel R-200, modificandolo secondo i suoi desideri; inoltre vi ha aggiunto una soneria carillon Westonster. Questo bellissimo esemplare si affianca a un’altra pendola analoga esposta nello Spazio Cielo del Museo dal 1997.
A questi segnatempo si sono poi aggiunti documenti che il grande pubblico non vede esposti, ma che possono essere richiesti per consultazioni di studio o lavoro e che formano una componente importante nella storia dell’orologeria che il Museo di La Chaux-de-Fonds ha mantenuto e aumentato nel tempo. Fra l’altro ricordiamo documenti e annate della rivista Europa Star nel periodo 1969-2019. e sono altrettanto interessanti la corrispondenza e i ricordi donati da aziende come quella di un fabbricante di Villers le Lac con fornitori e altre aziende della filiera dal 1902 al 1912 e della Manufacture Vincent Bérard (1990-2006).