Oggi essere collezionisti di orologi significa non solo avere una grande passione per gli strumenti che misurano il tempo, ma anche possibilità economiche più che discrete. E non penso solo ai marchi Top al vertice dei desideri, ma anche a quelli meno famosi, che comportano comunque cifre non sempre avvicinabili.
To be a watch collector means today to have a very good budget for this passion, but there are also different kind to show love to this ot that Brand without watches but with gadgets or objects with the beloved logo.
Però c’è anche un’altra forma di collezionismo legata non tanto agli orologi quanto alle Marche o meglio ancora ai gadgets o agli oggetti che alcune Maison hanno regolarmente in vendita nelle boutique che offrono accessori disparati, tutti con il logo ufficiale e, spesso, anche con i colori delle Case. Poi c’è un terzo comparto, quello degli omaggi realizzati in occasione di anniversari, festività natalizie o durante i Saloni specializzati, che le Case offrono a VIP, dai clienti ai giornalisti.
Patek Philippe è una delle Maison che da moltissimi anni fa realizzare in uno stabilimento di Limoges vuotatasche in porcellana con la riproduzione del decoro di un orologio da tasca conservato nel suo Museo, da due anni però la filiale italiana ha scelto altri oggetti (da una tazza con la croce di Malta alla recente borraccia termica personalizzata con il nome del proprietario). Rolex si bilancia fra la classica agenda e le scatole di cioccolatini, Tudor ha una serie di prodotti con il logo, molti dei quali legati allo sport. Chopard spazia in un vasto mondo di accessori, Montblanc non ha che l’imbarazzo della scelta, tutti i suoi prodotti hanno la stella bianca. Charriol, quest’anno a Baselworld, ha regalato una clessidra con i colori della Maison, a ricordo dell’indimenticabile fondatore Philippe.
Cartier spesso sceglie lo champagne Demoiselle, altre Maison presentano bottiglie con etichette ad hoc. Queste però difficilmente vengono conservate in un’ottica collezionistica, anche se, una volta vuotate, possono trasformarsi in graziose lampade. Infine i pin con il logo formano spesso oggetto di scambi, tanto più preziosi in quanto certe Maison li riservano solo ai loro addetti. Una forma dunque di collezionismo che ha precedenti illustri nelle famose raccolte di figurine Liebig, che per più di cento anni (dal 1872 al 1975) coinvolsero appassionati di tutto il mondo, mentre per soggetti sportivi c’erano quelle della Panini. Negli anni ’70-’80, quando con il collega Sutti abbiamo inventato i Mondiali di Sci in Valtellina, assegnati nel 1985 all’Italia, seguivamo le gare di Coppa del Mondo per presentare la candidatura e i baratti delle spille con gli stemmi delle squadre nazionali erano all’ordine del giorno, venivano appuntate sui berretti o sulle giacche a vento, quasi fossero medaglie, anche da allenatori o direttori tecnici, e facevano tornare ragazzi ex atleti, tecnici e giornalisti. Insomma un collezionismo a buon mercato visto che molti giornalisti vivono da ricchi senza esserlo (salvo le dovute eccezioni che confermano la regola).