Vent’anni fa Breitling, sponsorizzava Orbiter, una grande avventura: il giro del mondo su un pallone aerostatico, un sogno che aveva avuto inizio nel 1793 in Francia con i fratelli Montgolfier.
20 years ago Breitling’s Orbiter journey was successful, even if after many problems, let’s remember it,
La capsula che aveva accolto l’equipaggio (lunga m.5,20) era un capolavoro di ingegneria, dotata di impianti e batterie a energia solare che consentivano l’orientamento della navigazione e all’interno mantenevano la temperatura fra i 16 e i 18° anche se all’esterno si arrivava a -40°; era realizzata in Kevlar e fibre di carbonio e anche se l’aerostato avrebbe volato a 10.000 metri d’altezza, l’abitacolo era pressurizzato a m.3.000. Le comunicazioni con la terra si avvalevano di computer, GPS, radio e c’era anche un fax, l’alimentazione del pilota e del copilota era garantita da cibi essiccati e surgelati. Il pallone che avrebbe portato l’equipaggio intorno al mondo era alto più di 40 metri e aveva un volume di 15.000 metri cubi, un complesso sistema di sicurezza avrebbe evitato ogni pericolo di incendio.
Il progetto era stato studiato da Bertrand Picard (nipote di Auguste Picard, il primo uomo ad aver raggiunto in pallone la stratosfera (m.15.780) nel 1931) e da Vim Verstraeten ingaggiati dalla Cameron Balloons Ltd di Bristol; nel 1996 oltre all’Orbiter altri 5 aerostati erano stati studiati per l’avventura con piani di volo variabili dai 20.000 ai 40.000 metri di altezza. Il Breitling Orbiter non riuscì a portare a termine nel 1997 il giro del mondo e neppure nel 1998, l’impresa invece ebbe successo nel 1999 con i piloti Picard e Jones che a bordo del Breitling Orbiter 3 (alto m.55 e con un volume di 18500 mc di elio) partirono da Chateau-d’sex il 1° marzo e dopo aver sorvolato Africa, Arabia Saudita, India, Cina, i Caraibi e gli Stati Uniti tornarono in Egitto dopo un viaggio di 42.810 km senza scalo, compiuto anche a velocità superiori ai 200 Km/h. Infine a bordo dell’Orbiter 3 c’era anche qualcosa di italiano, come ricorda Vincenzo Lunardi, valvole e bruciatori infatti erano stati realizzati grazie alle esperienze dell’italiano Paolo Bonanno che ha progettato e costruito apparati per la Cameron Balloons.