Caricamento immagini...

Jean Marc Wiederrecht poeta del tempo

Per chi ama gli orologi d’alto target e ne apprezza la raffinata meccanica, ascoltare un Maestro orologiaio del calibro di Jean Marc Wiederrecht, invitato a Milano dal Museo Poldi Pezzoli, dall’orologeria Pisa e dalla Fondazione Cologni, è cosa da annotare sul proprio diario.

On February 14th, Valentine’s day, Jean Marc Wiederrecht enchanted people loving watches, talking about his work, explaining how dial can turn in order to show seasons of the year or patents about new systems; from Hermès to Van Cleef&Arpels from Harry Winston to Fabergé, nearly two hours were spent in a romantic way without forgetting that behind poems there is a great technical knowledge.

La scelta del 14 febbraio, San Valentino, forse non è stata casuale visto che la maggior parte degli orologi proiettati su un maxi schermo proponeva temi romantici. Sicuramente è stata ideale per Jean Marc e la moglie Catherine, artefice della Maison Agenhor. È stata proprio questa gentile signora bionda a spingere il marito, già apprezzato maestro orologiaio, a fondare una sua impresa e a sostenerlo in ogni momento; quando le abbiamo chiesto “è difficile vivere con un orologiaio geniale e per di più poeta?” ha sorriso minimizzando una risposta scontata. A Milano Jean Marc e Catherine hanno passato un paio di giorni, il Maestro aveva in agenda visite ai musei, noi avremmo voluto suggerire, dopo la sosta da Pisa orologeria. un lungo giro tra via Montenapoleone e via Spiga con le strade che formano il quadrilatero della moda, e poi il Duomo, visto anche dalla Rinascente, la passerella sui tetti della Galleria e la Scala. Turismo a parte torniamo agli orologi.

Hermès l’Heure Impatiente con il modulo di Agenhor, presentato nel 2017

Jean Marc non parla italiano, ma il suo francese è facilmente comprensibile e poi c’era Alberto Cavalli, direttore generale della Fondazione Cologni, a tradurre ogni frase, accentuando con propri commenti lo stupore dei presenti. Un quadrante che ruota per mostrare durante il corso dell’anno panorami cromatici delle quattro stagioni, due innamorati che salgono su un ponte parigino per incontrarsi a mezzogiorno e a mezzanotte per poi affrontare il percorso a retrograde. E delizie come L’Heure Impatiente che, impostata su un quadrantino un’ora prima dell’appuntamento, mostra quanti minuti mancano e alla fine avverte con un delicato suono che il momento atteso è arrivato oppure Le Temps souspendu quando sembra si riesca a fermarlo perché le lancette si bloccano sulle 12, ma poi a richiesta tornano a posizionarsi sull’ora e sul minuto esatto. Questi ultimi due orologi sono di Hermès, gli altri di Van Cleef & Arpels. Proprio Nicolas Bos Presidente e CEO dell’azienda che nei primi anni del novecento era guidata da una coppia innamorata (Estelle Van Cleef e il marito Alfred Arpels) ha spinto Jean Marc a diventare un orologiaio poeta che alla tecnica unisce il romanticismo. Dietro a ogni rappresentazione c’è un profondo studio tecnico e una grande maestrìa orologiera che forse pochi immaginano, anche perché questi orologi spesso hanno il fondo chiuso e non svelano i prodigi dei ruotismi.

Fabergé: la recente edizione del Lady Compliqué con quadrante nero  e l’innovativo Chronographe Visionnaire con indicazioni circolari

Dal retro dell’orologio Peacock di Fabergé si possono vedere gli elementi che consentono al pavone di fare la ruota; sul quadrante una fascia esterna ruota e indica le ore mentre le piume della coda si aprono a ventaglio indicando i minuti di 15 in 15 per poi tornare a retrograde; non a caso l’orologio ha ottenuto il premio Lady high mechanic al GPHG del 2015, qui pubblichiamo la più recente versione con il quadrante nero. Oltre ai moduli che completano un movimento di base, e che non sempre vengono indicati come opere di Agenhor, Jean Marc ha realizzato anche movimenti completi. Gli abbiamo chiesto quale delle sue opere fosse la preferita, fermo restando che per un padre tutti i figli sono uguali (o dovrebbero esserlo) e la risposta è stata inaspettata, l’orologio al quale è più legato è il cronografo interpretato in modo inedito, un lavoro che lo ha impegnato per una decina di anni. Qui apriamo una parentesi perché il quadrante del cronografo, dopo l’idea di Nicole Rieussec, ripresa pochi anni or sono da Montblanc, vede generalmente due o tre contatori, fa eccezione per la sua originalità il Chrono4 di Eberhard ideato da Palmiro Monti con i contatori in linea che facilitano la lettura del tempo cronografato; Jean Marc invece ha pensato per il suo Chronographe Visionnaire a indicazioni concentriche che si sviluppano intorno al punto focale.

Jean Marc Wiederrecht con la moglie Catherine e Alberto Cavalli

La serata si è aperta con foto della famiglia, i coniugi con i due figli che li aiutano in azienda insieme a una ventina di addetti, l’atelier in una zona tranquilla in mezzo al verde (Jean Marc sostiene che solo in un ambiente sereno si può lavorare bene) ed è proseguita con una serie di fantastici orologi compreso il famoso Opus IX per Harry Winston dal sistema di indicazione a catena e qui bisogna anche sottolineare che Jean Marc ha voluto dividere il successo con Eric Giroud, designer d’eccezione, mettendo anche il suo nome sul retro del segnatempo.

Sullo schermo l’Opus IX. fronte e retro, di Harry Winston

L’ultima fotografia è stata quella del cronografo Visionnaire e al termine il Maestro è stato assediato dagli ammiratori, compreso due studenti della scuola orologiera di Milano ai quali ha promesso di inviare i disegni di un suo orologio.

 

 

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *