Nel 1990 Eugenio Zigliotto, editore di Orologi da POLSO (rivista di cui sono stata direttore responsabile dal n1/1987 al n°165/2012 quando fu chiusa) lo definì “il custode del tempo”. Io lo accostavo al giovin signore di Parini in chiave attuale, attento businessman e ricercatore degli orologi d’epoca più rari.
An exclusive interview with Enrico Disanto, promoter of modern watch collecting, who on next October 18th in Paris will hold a press conference introducing his second book and Gio Ponti’s watch made by Vacheron Constantin.
Disanto nasce pittore in una famiglia di artisti e, dopo il Liceo artistico frequenta l‘Accademia di Brera; nel 1969 un articolo sul quotidiano Il Tempo lo presenta in questa veste, mettendo in evidenza la passione per gli orologi e concludendo: Disanto vuole dimostrare che l’orologio da polso, discendente da quello da tasca, è il “tempus” dei nostri giorni e diventerà di grande interesse collezionistico. Staremo a vedere”. Da qui nasce il collezionismo degli orologi da polso; nel 1977 Disanto organizza in via Manzoni a Milano la prima mostra di orologi d’epoca aperta al pubblico; nel 1988 fonda la Casa d’aste Tempus; inventa acronimi che, anche se coperti da copyright Sandwich (per esempio NWN: never(been) worn new, NBWU: never been worn, unused), entrano nel lessico comune. Infine continua a cercare e acquistare orologi rari; l’ultima scoperta è un pezzo unico, il Beetle Watch di Vacheron Constantin, il solo orologio tondeggiante da polso (ricorda uno scarabeo) disegnato da Gio Ponti su commissione.
Per il 50° della nascita del collezionismo degli orologi da polso pubblica in italiano e francese un libro, “Au dela de la montre”, che propone una lettura inedita del mondo orologiero e completa l’”Arte della Comunicazione”, scritta quando aveva poco più di vent’anni. Il 18 ottobre, in concomitanza con la Mostra parigina dedicata a Gio Ponti al MAD, lo presenterà alla stampa francese.
In questa intervista escusiva gli ho posto alcune domande ricevendo risposte (per la rete molto lunghe) che sintetizzo, ma torneremo in argomento.
D. Come è nata questa tua passione? R.Peggy Guggenheim acquistò nel 1968 alcuni miei acquerelli e li pagò 10.000 dollari, somma per me fantastica; a New York poco dopo la spesi tutta, acquistando orologi d’epoca che mi avevano incantato per la loro estetica
D.Tra le migliaia di orologi che hai acquistato e venduto, quali sono quelli che più ti sono rimasti impressi? R. a parte l’orologio disegnato da Gio Ponti questi:
Patek Philippe ref.2571 del 1955 Astronomico, Q.P. Cronografo Rattrapante- 3 esemplari prodotti; Longines Lindberg del 1937 in oro 18 Kt: Patek Philippe ref.1518 del 1940 in acciaio Astronomico, Q.P. Cronografo – 4 esemplari prodotti; Rolex Ref. 4113 Cronografo Rattrapante in acciaio del 1943. 12 esemplari prodotti; Patek Philippe del 1937 ref.515 World Time in oro 18 Kt.; Patek Philippe Henry Graves Ripetizione a minuti in platino del 1929; Breguet 2516 Jean Dollfus tonneau Astronomico Q.P. del 1929 in oro bianco; Breguet 2926 Sir Percival David automatico in platino, del 1933; Cartier EWC Cronografo monopulsante in platino del 1930; Audemars Piguet 8712 R.M. in oro 18 Kt.del 1951 (Record italiano del prezzo più alto realizzato all’Asta TEMPVS del 1988).
D. Il Vacheron Constantin disegnato da Gio Ponti è una vera sorpresa, perché è l’orologio più raro al mondo? R. è un’opera unica di stile e design, ideata da uno dei più famosi architetti del XX secolo; lo paragonerei al Museum Watch di Nathan Orwitt (non me ne voglia il MoMa di New York se lo metto in secondo piano).
D. La Casa d’Aste Tempus ti ha dato più soddisfazioni o più “grattacapi?” R. nel primo caso tuttora nel catalogo il capitolo dedicato a marchi e punzoni, è il solo riferimento disponibile ed è stato ampiamente ripreso dalla stampa internazionale; sono anche Membro del MIH e membro onorario del Museo Chateau des Monts di Le Locle. Nel secondo con tutti i lacci e lacciuoli che attanagliano gli imprenditori italiani, nel 1991 ho deciso di non fare più aste nel nostro pur bellissimo Paese.
D. Com’è il mercato attuale degli orologi d’epoca? R. Internet ha globalizzato il fenomeno e mi spiace vedere che alla base c’è una grande mancanza di cultura; non si può restringere il collezionismo a uno o due Marchi perché se ne stravolge il concetto, forse romantico, basato sull’amore per la raccolta con motivazioni culturali. Oggi, aiutato anche dalle grandi Case d’asta, è solo un investimento finanziario, salvo per uno sparuto gruppetto di compratori privati.
D. Quali personaggi straordinari ti hanno più colpito? R. Molti, ma vorrei che costituissero l’argomento di un altro articolo.
D. Cosa vorresti dire ai giovani disamorati degli orologi? R. più che disamorati distratti dall’elettronica, l’orologio è un oggetto vivente e animato, a volte si ha la percezione attraverso il ticchettìo di sentire il cuore. Stendhal scrisse che i Breguet duravano vent’anni mentre il corpo umano mostrava dolori e acciacchi almeno una volta alla settimana. E tornando a Gio Ponti che diceva “amate l’architettura, è un cristallo” dico: amate il collezionismo degli orologi da polso, il collezionismo portatile più bello al mondo.