Terzo appuntamento milanese del 5 aprile da Pisa per il 280° anniversario di Jaquet Droz (ne abbiamo scritto anche il 14/3) con la mostra “Story of the unique”, aperta al pubblico sino al 15 aprile (poi andrà in giro per il mondo con le novità di Baselworld 2018 e preziosi Tasca antichi).
Third meeting in Milano on April 5th for 280°Jaquet Droz anniversary with a big exhibition at Pisa till April 15th and then around the world, with ancient watches and Baselworld 2018 novelties.
Anni fa siamo stati da JD a La Chaux-de-Fonds e abbiamo visto Les Ateliers d’Art in una delle poche aziende che, al suo interno, annovera un cospicuo numero di maestri e maestre d’arte: incisori, scultori, pittori. Allora erano tutti impegnati sul tema del Singing bird, che poi ha dato origine a una numerosa famiglia, fra i più recenti il Giardino tropicale con sette automazioni, anche se non va dimenticato l’uccello canterino con il sistema del fischietto che ne imita perfettamente il cinguettio. Naturalmente tutte creazioni in numero limitato, generalmente 8 esemplari. Da Pisa una giovane artista, che ha collaborato alla realizzazione di questi capolavori (a volte gli artigiani-artisti non sono solo dei perfetti esecutori. ma contribuiscono anche con suggerimenti) ci ha invitato a guardare dal microscopio le minuscole ali e il corpo dell’uccellino per renderci conto della perfezione di componenti lunghi pochi millimetri.
In pole position il Grande Seconde Tribute all’anniversario, realizzato per la prima volta in oro giallo e in edizione limitata a 88 esemplari. Opere d’arte anche nella tecnica dei quadranti paillonnés con minuscoli frammenti d’oro posizionati uno ad uno nello smalto. Proprio uno di questi capolavori è tra i preferiti di Christian Lattmann, CEO della Marca, con il quale abbiamo chiacchierato a lungo; è uno svizzero non solo appassionato e competente (si è occupato in posizioni di rilievo di Omega e Breguet e da due anni da Jaquet Droz è a fianco del presidente Marc A. Hayek, che è anche CEO e presidente di Breguet e Blancpain). Oltre a queste caratteristiche ovvie, abbiamo incontrato un svizzero affabile e dotato di humour, che dei suoi connazionali riconosce non solo i pregi, ma anche i difetti. Ricordando madame Cardinal (francese e parigina) a lungo conservatore del MIH a La Chaux-de-Fonds, in un mondo maschilista come quello dell’orologeria, Lattmann ha detto che gli svizzeri raramente amano chi emerge; in quanto agli orologi esposti oltre ai due antichi capolavori: uno ha ispirato l’estetica che distingue i moderni JD da polso l’altro con il dipinto celato nel retro da un coperchio prezioso, ha detto che in un campo molto birichino come questo c’è già Blancpain che è un maestro. Poi ha indicato uno dei suoi orologi preferiti, un paillonée azzurro con dettagli in oro bianco, che nei cromatismi, secondo noi, ricordava il tessuto della sua camicia, glielo abbiamo fatto notare provocando un’allegra risata.
Esposti nella mostra anche orologi femminili, splendidi quelli con quadrante in smalto plique-à-jour (smalta clara in latino) una tecnica particolare dello smalto Grande Feu con particelle di colore diverso divise da segmenti d’oro, che non appoggiano su una base solida ma si sostengono l’un l’altra creando fantastici giochi di luce da entrambi i lati; due le versioni che mostrano la testa stilizzata di una tigre su fondo blu o rosso. A fronte poi di alcuni modelli di tono sportivo, necessari in un’offerta completa che si rivolga ad un più vasto pubblico, ma troppo lontani dallo spirito di Jaquet Droz, è molto bello secondo noi un Grande Seconde riserva di carica in ceramica grigia a clous de Paris, che unisce il passato al gusto più attuale. Infine piena di orgoglio la frase che accompagna non solo l’esposizione, ma tutta la produzione Jaquet Droz: “Some watches tell time, some tell a story”.