Gentile dottoressa Introna, la seguivo quando era direttore responsabile della bella rivista POLSO, poi cessata questa pubblicazione l’ho ritrovata da 4 anni in rete con soloPolso e le faccio i miei complimenti, è semplice e chiara nei testi, sempre “sul pezzo”, come si dice. Però per le fotografie rispetto a POLSO c’è un mare di differenza. Mi scusi l’appunto, dettato solo dalla mia passione per gli orologi. Con viva cordialità. G. Pirovano
Compliments about soloPolso, I used to follow paper magazine POLSO and there is a big difference about pictures. G.Pirovano
Grazie per i complimenti anche se ci vogliono due precisazioni, soloPolso è in rete da cinque anni (cosa ha fatto nell’anno precedente?) poi non sono dottoressa e non ci tengo; quando sono diventata giornalista non era necessaria la laurea, bastava saper scrivere, avere una buona cultura, tanta curiosità e rispetto per ciò di cui si scriveva. Il mio primo direttore è stato Gianni Mazzocchi che mi ha insegnato la precisione; i giornalisti non sono tuttologhi, ma hanno il dovere di capire ciò di cui scrivono per poterlo poi raccontare. Mazzocchi mi ha sempre detto: “se non capisci una cosa domanda a chi ne sa più di te e poi controlla e ricontrolla”.
Detto ciò sono d’accordo con lei per alcune foto, soprattutto per quelle che definisco giornalistiche, fatte al volo in condizioni ambientali non ideali e che, nonostante la moderna tecnologia dell’Ipad, dovrebbero poi essere lavorate, ma che hanno il grande pregio di essere subito disponibili. Sono convinta che un conto è scrivere di un evento e un altro mostrarne anche qualche immagine.
In quanto al mare di differenza con POLSO, rivista stampata su una bella carta in piano e non in roto, a parte le lavorazioni di fotolito e stampa, c’era il fattore fotografo/attrezzature. Fotografare un orologio automatico è difficile anche perché i tempi in studio non vanno d’accordo con la lancetta dei minuti in continuo movimento ed estrarre la corona comporta poi interventi in photoshop. Il fotografo ufficiale di POLSO era Cesare Gualdoni, allora uno dei pochi in grado di fotografare bene orologi completi (molti altri chiedevano di togliere il vetro per evitare i riflessi) e quindi va a lui buona parte del merito. Concludo con un aneddoto, negli anni ’80 con il collega Disma Sutti avevamo l’ufficio stampa della FIM e per aiutare un giovane appassionato di motonautica gli demmo un rullino per fare una prova, sui fotogrammi poi vedemmo la prua o la poppa dell’imbarcazione in gara e la spiegazione fu: “ma le barche sono veloci…”, mentre in altra occasione un collega ci diede foto così sfuocate da meritarsi l’appellativo di “sfocatone”.