I primi segnatempo voluti da Charles Tiffany arrivano nel 1847, dieci anni dopo la fondazione dell’azienda e ci sono poi stati intervalli nella loro produzione. Negli anni ’90 alla Fiera di Basilea lo stand Tiffany ricordava il negozio newyorchese con il suo simbolo, Atlas che sostiene l’orologio (dal 1853 a Broadway e poi in Fifth Avenue).
FirstTiffany watch was born in 1847; the brand was Patek Philippe first dealer in US and had a watch factory in Geneva. In Nineties’ Brand’s booth in Basel show remembered NY boutique with Atlas and the watch. In 2008 watches were produced by Swatch Group. Now Tiffany watches are coming back with a round mechanical collection (swiss self-winding and chronograph movements, design remembers an old watch owned by F.D.Roosvelt) and a peculiar one (East West) but with quartz movement, a real pity.
La storia ricorda un accordo tra Norbert de Patek, Adrien Philippe e il gioielliere americano che fu il primo concessionario USA della Marca ginevrina. Tuttora la collaborazione fra Patek Philippe e Tiffany Co. continua con modelli esclusivi, firmati da entrambi, venduti nel Salone Patek Philippe all’interno della gioielleria newyorchese. Nel 2012 anno del 175° di Tiffany & Co. furono realizzati un Annual Calendar maschile e un Lady Gondolo, rispettivamente in 100 e 50 esemplari.
Nel 1872 Chalers Tiffany aprì a Ginevra una fabbrica nel luogo dove, nel 1994, fu costruito l’albergo Cornavin. Voleva produrre movimenti impiegando macchinari per la maggior parte arrivati dagli Stati Uniti e orologiai locali, ma la lasciò dopo alcuni anni; troppo diversi i metodi americani dalle abitudini elvetiche. Al suo posto subentrò Patek Philippe che però non usò i macchinari (a quanto si narra rispediti in America) ma continuò nella produzione di movimenti per Tiffany. All’epoca divenne famosa la frase di mr Tiffany sul Minuto di New York che non misura solamente 60″, ma dei primati. Con felice intuizione aveva anche acquistato i gioielli della Casa Reale di Francia e le mogli dei magnati del petrolio o dell’alta finanza fecero a gara per accaparrarseli.
Nel terzo Millennio la tradizione orologiera di Tiffany si appannò, i grandi designers si dedicavano soprattutto ai gioielli (fra tutti ne ricordiamo una perché italiana, Elsa Peretti). Nel 2008 nacque la Tiffany Watch Co. inserita nel Gruppo Swatch, per produrre e distribuire orologi con il marchio Tiffany e nel 2009 debuttò a Basilea la collezione Atlas, omaggio alla gigantesca statua in bronzo all’ingresso del negozio e all’orologio sulle sue spalle; ne furono ripresi la forma rotonda e gli indici in cifre romane, realizzati anche in diamanti; i movimenti erano ETA o Fréderic Piguet. In seguito però non si riuscì a capire se il malessere orologiero per gli scarsi risultati, dipendesse dall’America o dalla Svizzera. La querelle finì in tribunale per la rescissione unilaterale americana del contratto.
Dal 2 aprile 2015 è iniziata una vita nuova con la collezione, CT60, ispirata a un modello storico, un orologio d’oro donato a Franklin Delano Roosvelt. I movimenti sono svizzeri, quello automatico del calendario in oro rosa, realizzato in 60 esemplari, è di La Joux-Perret. Versioni con bracciale in acciaio o cinturino, quadranti neri, grey, bianchi o blu per automatici e cronografi automatici (ø 40 o 42 mm e 34 da donna) in una fascia di prezzo non esagerata, ma adeguata al nome. Si dice Tiffany e – ne siamo sicuri – almeno nove persone su dieci pensano al famoso film e all’incantevole Audrey Hepburn, la cui immagine però in questi anni ha sancito un’eleganza orologiera svizzera, quella di Longines; poi nell’immaginario dei più esperti viene l’associazione con i diamanti di cui Charles Tiffany era un profondo conoscitore.
Tornando al design degli orologi, oltre ai CT60 c’è anche una linea, secondo noi molto più originale, la East West, che vede i quadranti rettangolari ruotati di 90° rispetto alla tradizione, la cassa è in acciaio e il movimento al quarzo (peccato).