A Ginevra, sino all’11 aprile, al Patek Philippe Museum (Rue des Vieux Grenadiers 7) sono esposti, per il 175° anniversario di Patek Philippe, gli orologi commemorativi a partire dal 1989. Dall’altra parte del pianeta, a Tokyo, Seiko invita a un viaggio virtuale nel suo museo-
In Patek Philippe Museum till April 11th it ìs possible to see an exhibition of important dedicated watches (Calibre 89 and others) from 1989 to 2014. Far away, in Tokyo, Seiko invites to visit virtually the museum.
GINEVRA
Nel Museo, a fianco l’imponente edificio con migliaia di orologi, una biblioteca orologiera, strumenti e attrezzature del passato, si parte dal Calibro 89 del 150° anniversario. Si prosegue poi con gli orologi che, dal 1997, ricordano l’inaugurazione di Patek Philppe a Plan-les-Ouates nel 2000; quelli per l’ingresso della Marca nel 3° millennio; per la ristrutturazione della sede storica di fronte al lago, che accoglie il nuovo Salon Patek Philippe, uffici e, agli ultimi piani, un ampio spazio dove sono organizzati eventi; infine gli orologi del 175° con una selezione di Rare Handcrafts che testimoniano l’abilità della Marca in ogni specialità dell’orologeria.
TOKYO
Accompagnata da spiegazioni in giapponese, cinese e, per fortuna, inglese, la visita virtuale al museo Seiko (http://museum.seiko.co.jp/virtual/en/index.html) comprende da un lato la storia della Marca, che inizia nel 1881, e dall’altro quella di antichi strumenti che misuravano il tempo nell’estremo Oriente.
Personalmente ho avuto la fortuna di visitare più volte il Museo di Patek Philippe e, sempre, ho trovato dei Patek da ammirare, per non parlare della sezione dedicata ai segnatempo antichi, prima della fondazione della Marca ginevrina. L’emozione più grande l’ho provata di fronte al Packard e al Graves, venduto recentemente per una barcata di milioni (e mi scuso per l’espressione in un italiano sentito, ma poco corretto…). Incredibile cosa riuscivano a fare i maestri del passato senza l’aiuto dell’elettronica.
Sono stata anche nel museo di Seiko e lì, a prescindere dai Seikosha, dal primo orologio al quarzo e dai riconoscimenti per la precisione dei movimenti meccanici, mi hanno impressionato gli antichi strumenti asiatici per misurare il tempo in modo assai diverso dal nostro; il tempo ha come confini solo quelli naturali del giorno e della notte, ma l’intelligenza dell’uomo e il savoir-faire artigianale hanno reso possibile capolavori differenti, ma tutti da ammirare.