È stato detto che nell’orologeria meccanica, a parte l’impiego di nuovi materiali, non c’è nulla di nuovo rispetto alle complicazioni ideate nei secoli passati; però le novità si susseguono e, come accade per la musica, con tante variazioni sul tema.
Da Ulysse Nardin, che sin dagli inizi del nostro secolo si è dedicata allo scappamento introducendo nel 2001 l’impiego del silicio, il tema oggi è l’àncora che è diventata “volante”, aggettivo ormai abbastanza comune nei tourbillon quando la gabbia sia fissata su un solo punto. Facendo un passo indietro, l’àncora. la cui forma ricorda quella dell’àncora marinara, è un importante componente dello scappamento; per il perfetto funzionamento dei ruotismi deve trasmette l’energia dalla molla al bilanciere in modo costante. Sono molti i tipi di scappamento che si sono avvicendati nel tempo, però nel caso degli orologi da polso quello più usato è lo scappamento ad àncora svizzero.
L’interessantissima novità, presentata a Baselworld 2014 dalla Marca di Le Locle, dovrebbe essere utilizzata già nel 2014; è stata studiata e testata negli ultimi sette anni in collaborazione son Sigatec, azienda in comproprietà specializzata in microcomponenti in silicio e ha praticamente rivoluzionato l’àncora tradizionale. I tecnici hanno dimostrato non solo abilità, ma anche fantasia arrivando a un risultato innovativo, partito sicuramente dalla necessità di assicurare al movimento una migliore precisione.
A differenza di altri scappamenti, che sono nati dall’osservazione di realizzazioni del passato, poi modificate, questa àncora volante testimonia il continuo studio di ingegneri e orologiai e l’impiego di materiali moderni; grazie all’elasticità dei materiali impiegati che hanno dato origine a nuovi disegni, è stata eliminata la tige dell’ancora tradizionale.
Al centro della nuova struttura ad arco in silicio dell’Ulisse Anchor Escapement, è fissata l’àncora con due lame arcuate, mantenute in tensione perpendicolarmente l’una all’altra. Questa disposizione sfruttando le proprietà elastiche dei materiali della struttura che è in due parti, le fa piegare lungo un certo asse mentre restano rigide lungo l’altro, riproducendo le funzioni cinetiche di un perno. L’impulso dato da ogni oscillazione del bilanciere trasmette l’energia alle lame, che scattano da uno stato all’altro come accade in un fermacapelli. L’àncora, senza la tige, ruota da un lato all’altro senza attriti e tornando in posizione iniziale rilascia l’energia accumulata con un dispendio quasi nullo. Infine si è potuto eliminare il ponte dell’àncora consentendo così di ridurre lo spessore del movimento.
Hahaha… non la capisco neanche con l’aiuto delle immagini.. che bestia che sono!!!! :`-)