La pubblicità ha avuto molti nomi. Réclame è decisamente datato; promozione, termine molto ampio, oggi comprende un po’ tutto, anche i testimonial (ambasciatori o friends dei Marchi orologieri) e i soggetti ovviamente seguono l’attualità. Bello a questo proposito sfogliare il libro dedicato alle pubblicità Rolex attraverso molti decenni.
Gli orologi hanno sempre avuto le lancette alle 11 e alle 2 per abbracciare il logo e i fotografi possono raccontare i problemi con gli automatici e le lancette sempre in movimento. Per fermare l’attimo fuggente si poteva estrarre la corona, ma poi era necessario ricorrere al photoshop per eseguire un intervento di microchirurgia correttiva.
Oggi Chanel ha messo in pratica uno slogan ideato un paio di anni fa da Audemars Piguet, “To breake the rules…” e ha rotto le regole; per rendere più comprensibile l’innovazione, ha scelto una bella ragazza che riprende le posizioni sul quadrante di quelle che gli inglesi chiamano “hands”. I poster giganti che si susseguivano sugli schermi nello stand Chanel a Baselworld sono stati un successo. Chapeau ai creativi della Marca o dell’agenzia.
Infine la pubblicità sulla carta stampata, croce e delizia di editori e direttori, ha avuto un concorrente temibile nella TV, soprattutto per orologi destinati a un vasto pubblico, e poi in rete, perché i siti delle Case informano, sia pure solo come splendidi cataloghi, su tutta la produzione. L’atteggiamento delle aziende verso l’web sta cambiando. C’è chi non lo considera e ognuno in casa sua è padrone di scegliere, c’è invece chi come Baume&Mercier vi si è convertito impostando una campagna “on e off line” con fotografie di Peter Lindbergh, che illustrano i sentimenti di un regalo (un Linea, un Capeland, un Clifton) scelto per una ricorrenza familiare.