Pur essendo milanese, Angelo Bonati è in perfetta sintonia con lo spirito fiorentino di Officine Panerai; a partire dallo storico negozio, adesso in fase di ristrutturazione secondo lo stile un po’ marinaro che ha distinto lo stand Panerai in molte edizioni del SIHH a Ginevra. Bonati ha iniziato presto a occuparsi di marchi del lusso e, salvo un breve interregno, è stato vicino al Gruppo Richemont molto prima che avesse questo nome. Quando il Marchio italiano gli è stato affidato, intuendone le grandi possibilità, ha puntato su ciò che affascina gli appassionati della bella orologeria meccanica: i movimenti di Manifattura. Un sogno che si è realizzato in pochi anni.
Oltre agli orologi ha anche un’altra passione, quella per la vela. Panerai non solo ha recuperato un ketch destinato alla distruzione, ma prende parte a sfide tra i velieri d’epoca dedicando a queste regate molte pubblicazioni (oltre a orologi mirati).
A Firenze l’ho intervistato dopo la conferenza stampa sul restauro dell’orologio nella Cattedrale, cercando argomenti non scontati e che si legassero più all’uomo che alla Marca. Infatti abbiamo parlato di …orologi da tasca.
“Il primo orologio che ricordo – dice Bonati – è un Tasca di mio nonno. Avevo sei anni e ho provato a smontarlo per vedere quello che mi sembrava un miracolo, il suo tic-tac; non ti dico con quali risultati. Poi mi sono appassionato agli orologi delle Ferrovie, quelli che sul quadrante avevano le ali. Il primo da polso che mi hanno regalato, sicuramente è stato per la Prima Comunione. Il primo che ho comprato con i miei soldi è stato un Seiko con mille funzioni, erano gli anni Settanta. La mia passione restano tuttora gli orologi da Tasca, ma mi piacciono anche le pendole. Se ne ammiri il quadrante puoi dire: com’è bello, ma il Tic-tac ti ipnotizza”.
Per questo recentemente Officine Panerai ha esposto al Salone di Ginevra anche un paio di orologi da tasca e quest’anno una pendola?
Infatti in gennaio al Salone di Ginevra il Galileum Pendulum Clock (cm. 35,6 x cm.18.5, spessore cm.11) completava pareti dello stand attrezzate a libreria. Il modello originale fu consegnato con un disegno a metà del XVII secolo a Leopoldo de Medici, ma in seguito scomparve. A fine Ottocento sulla scorta di quel disegno l’orologiaio Porcellotti ne fece un esemplare che è stato ripreso da Officine Panerai. Il regolatore a pendolo e il sistema di scappamento sono quelli ideati da Galileo (ruota di scappamento con 12 caviglie su un lato e 12 denti intagliati sul perimetro esterno, 3 leve per arresto, disimpegno, impulso; nel bariletto molla di m.4,10 per 8 gg di carica). Solo 30 gli esemplari numerati.
Un sorriso conferma che il commento era giusto e proseguo: “hai mai regalato un orologio a una donna”? La riposta è molto diplomatica: “mia moglie e mio figlio prendono i miei orologi senza chiederli…”
Vorrei fare un breve accenno alla vela, l’altra sua grande passione, ma i suoi assistenti guardano l’orologio, ci sono colleghi che aspettano e così chiedo: “sei soddisfatto della tua vita?” –
“Più di così non si può – mi risponde – ho soddisfatto la mia passione per gli orologi. Vorrei tanto essere una roccia, un po’ come le pietre del Duomo, il quadrante che restaureremo, lì davvero hai la sensazione dell’eternità del tempo…” poi torna nella veste di presidente e CEO della Marca e aggiunge: “quest’anno abbiamo prodotto alcuni orologi in più, abbiamo movimenti di Manifattura e nella fabbrica, che inaugureremo alla fine del 2014, sono rappresentati i mestieri dell’alta orologeria. Facciamo in casa ponti e platine più l’assemblaggio, ci sono 300 addetti e c’è sempre spazio per i giovani che vogliano intraprendere questa carriera”.
L’ultima domanda è: “quale modello Panerai preferisci?” ed ecco la risposta: “sono tutti figli miei, quelli che abbiamo fatto e…anche quelli che faremo”. Elena Introna