La risposta è facile. Oggi basta un orologio analogico, le sue lancette partono dalla mezzanotte e se è digitale le cifre arabe rendono il tutto ancora più semplice.
Per arrivare però a questa lettura del tempo, dall’epoca di meridiane, gnomoni, clessidre, candele, planetari, astrolabi o altro, ci sono stati numerosi passaggi, nati dalla fantasia, dalla genialità e dall’esperienza di astronomi, scienziati, orologiai e, adesso, ingegneri specializzati in microtecnica.
I primi calendari legati al sole, alla luna – o a entrambi – avevano 12 o 13 mesi. Attività agricole e religioni imponevano tempi che si riferivano al sole o al cielo notturno. Sembrava semplice dividere il giorno e la notte in 12 ore, ma a Roma, per esempio, quelle estive duravano 75 minuti, solo 45 quelle invernali. La notte era divisa in 4 vigilie (ognuna di tre ore). Le “regole” cristiane suddividevano il tempo della preghiera in laudi: mattinale, prima, terza, sesta, nona, vespri, compieta, che gli orologi di allora indicavano con il suono di una campanella: era l’Ora dell’Ave Maria, l’Ora Italica o Italiana.
Pensando agli orologi meccanici come illustrazioni di un rapido viaggio attraverso i secoli, abbiamo scelto i due orologi più complicati mai realizzati. Il Patek Philippe Calibre 89 (33 funzioni) realizzato nel 1989 per il 150° anniversario della Marca (quattro gli esemplari) e il Tour de l’Ile (16 funzioni) per i 250 anni di Vacheron Constantin nel 2005 (sette gli esemplari). Sui loro quadranti sono indicate molte funzioni che non tutti hanno potuto vedere. Una foto a sé è invece dedicata all’orgoglio francese.
CALIBRO 89: Cassa in oro ø 88,2 mm; spessore senza vetri 36,55 mm con i vetri 41,07 mm; peso 1100 grammi
Funzioni: ore, minuti e secondi del tempo civile e anche del tempo siderale, secondo fuso orario, ora dell’alba e ora del tramonto, equazione del tempo, tourbillon, calendario perpetuo (giorno, data, mesi, anni bisestili, età e fasi della luna), data di Pasqua, lancetta del sole (per stagioni, equinozi, solstizi, zodiaco), cronografo rattrappante con contatore dei 30 minuti e delle 12 ore, Grande Sonnerie a carillon, Petite Sonnerie a carillon, ripetizione minuti, alarm; dispone anche di altri sette congegni per rendere operative le funzioni; infine una funzione non orologiera è il termometro (tarato da -10 a + 50°).
LE ORE DELLA RIVOLUZIONE
Tornando alla storia, i congegni meccanici realizzati da fabbri si diffondevano, gli orologi su torri e campanili svolgevano, con le campane, anche una funzione sociale: avvertivano la popolazione sui ritmi di lavoro, riposo, sicurezza. Nel XV secolo la teoria copernicana rivoluzionò le conoscenze tolemaiche: non era il sole a muoversi in cielo, ma la terra. Apparvero I primi orologi da persona affidati ai comandanti degli eserciti, avevano una sola lancetta, anzi si chiamava sfera armillare e indicava le ore; la lancetta dei minuti apparve molto più tardi.
Molto tempo dopo le scoperte di Galileo e la nascita del pendolo, ci fu una vera rivoluzione in fatto di orologi. La Francia Repubblicana nel 1793 ideò un calendario basandosi su misurazioni decimali (10 mesi, 10 ore nel giorno e 10 nella notte, 100 minuti in ogni ora, niente settimane, ma decadi). Era nata l’Ora decimale o Ora francese, un vero sconquasso per gli orologiai. Durò però solo 13 anni, Napoleone infatti, nel 1806, ordinò di tornare al calendario gregoriano.
Prima dell’adozione dei fusi orari nel XIX secolo, divenuta praticamente universale solo nel secolo scorso, c’erano ore a misura di Stati e Staterelli, con differenze sensibili perché legate al sole e conseguenti grandi pasticci per viaggi e appuntamenti. Si iniziava a contare indifferentemente dall’alba, dal mezzogiorno, dal tramonto, dalla mezzanotte. Gli spostamenti su grandi distanze con le ferrovie, soprattutto in America spinsero a unifomare l’indicazione di ore e minuti e diedero un notevole impulso all’orologeria con orologi da tasca divenuti famosi con il nome di Ferrovieri.
Non parliamo poi della precisione e delle convinzioni scientifiche che, una cinquantina di anni fa, capitolarono di fronte all’orologio atomico. Il suo secondo era molto più preciso di quello che risultava dividendo il giorno solare medio per 86.400.
A questo punto si può inserire il secondo orologio da polso più complicato del mondo, anzi all’epoca, il primo orologio da polso che sui due quadranti indica 16 funzioni.
TOUR DE L’ILE: Cassa in oro ø 47 mm, spessore 17,8 mm, due quadranti, Calibro 2750, 834 componenti. Funzioni: ore, minuti, secondi, ripetizione ore, quarti e minuti; tourbillon; riserva di carica; secondo fuso orario, indicazione giorno/notte, 24 ore; fasi di luna, età della luna; indicatore di coppia suoneria; stato della ripetizione minuti. Sul secondo quadrante calendario perpetuo (giorno, data, mesi, anni bisestili); equazione del tempo; ora dell’alba e ora del tramonto calcolate a Ginevra; carta del cielo emisfero nord. Movimento a carica manuale, autonomia di 58 ore, 38 rubini, A/h 18.000.
Complessa infine nei segnatempo cosiddetti astronomici, anche la durata del giorno solare vero e di quello siderale, visto che la rotazione della terra ha velocità e posizioni differenti, cognizioni che però non influenzano la vita quotidiana. L’equazione del tempo, complicazione che appare su pochi orologi della fascia più alta, indica la differenza tra il tempo solare vero e quello solare medio al quale ci atteniamo. A seconda della velocità e dell’inclinazione della terra si va da –14’4” a +16’4”, ma questa differenza si annulla quattro volte all’anno (15/4, 14/6; 1/9; 25/12) quando le linee delle rilevazioni si incrociano.