Al MIH, il Museo internazionale dell’orologeria a La Chaux-de-Fonds, sino al 19 gennaio 2014 si può visitare una rassegna tanto interessante quanto curiosa: La drôle de montre de Monsiuer Roskopf. Promossa dal Centro Studi l’Homme et le Temps (ideatori J.M.Piguet, N.Bosshart e L.Oechslin, con la collaborazione di K.Vanraepenbusch) la mostra è dedicata all’orologio Roskopf, che il suo ideatore chiamò “la montre Prolétaire”…
Georges Fréderick Roskopf, nasce nel 1813, è tedesco e viene in Svizzera per imparare il francese. Il movimento da lui ideato nel 1867 è un precursore, direi, persino degli Swatch: conta solo 57 componenti; si chiama “Proletario”; è semplificato al massimo: la messa all’ora si fa regolando i minuti, nessuna decorazione, prezzo 20 franchi (20-30% meno di quelli sul mercato). In 5 anni ne vengono prodotti circa 70.000, solo una parte degli operai però, può permetterselo.
Il titolo francese della mostra, può avere molti significati in italiano: il più serioso è “interessante”, quello più ironico “bizzarro” (e in effetti tale doveva sembrare a una società allora rigidamente divisa in caste un orologio per la plebe). Vorrei ricordare, a questo proposito, che il direttore di un grande marchio ginevrino, negli anni ’70, affermò “Nessun vero signore indosserà mai un orologio al quarzo.” (…le ultime parole famose!)
Dopo la morte della moglie, nel 1874, Roskpof vende i diritti del brevetto alle società Wille Freres e Charles-Leon Schmid, che gli riconoscono su ogni orologio una percentuale di Fr.0,50 e diventano in seguito fra le fabbriche più importanti della zona arrivando a 320 addetti; l’industrializzazione della produzione contribuisce alla diffusione dei Roskopf.
Negli anni Trenta la Svizzera ne esporta 9 milioni di pezzi, pari a quasi il 40% dell’intero export orologiero. Sino al 1947 ne vengono prodotti circa 50 milioni. Ancora successi dopo la Seconda Guerra Mondiale, soprattutto negli Stati Uniti e nell’America del Sud. Nel 1973 i Roskopf coprono la metà dell’export helvetico, molti sono quelli con la cassa dedicata alle ferrovie, ma ce ne sono anche di spiritosi come quello del Manneken-Pis, che ricorda come fu un bambino a salvare la città di Bruxelles, spegnendo in modo molto naturale un incendio.
In seguito arrivano anche orologi da polso, per esempio qualche Oris come quello della foto sotto, che un privato ha prestato alla rassegna e che è stato esposto in una delle dieci vetrine dell’allestimento scenografico.
L’avvento del quarzo ha segnato la fine di questa produzione alla quale J.M.Piguet, direttore del Museo, ha dedicato un esauriente libro-catalogo insieme ad altri autori, fra i quali una discendente di Roskopf, Liliane giornalista ginevrina che ha anche scritto il romanzo “Une histoire de famille”. Infine una comunicazione di servizio: il Museo è chiuso al lunedì e nei giorni 24, 25, 31 dicembre e 1°gennaio.
buon giorno ho ereditato da mio nonno un orologio oro massiccio proletaire vorrei sapere se è possibile il valore attuale grazie anticipatamente