Non ho copiato il titolo di storie che riempiono enciclopedie e, adesso, Google. Però per narrare il sogno che ho fatto questa notte, l’ho scelto per una storia che si snoda lungo un percorso con sottofondo musicale: tic-tac. Le lancette di un orologio meccanico sembrano scivolare dolcemente sull’acqua mentre quelle di quasi tutti i movimenti al quarzo (qualcuno come lo Spring-Drive di Seiko fa eccezione) si muovono a passo marziale come tanti soldatini in parata; in quanto alla foto, che accompagna quasi sempre quanto pubblico, ho scelto, a lato, il movimento di un Vulcain automatico.
Oggi è il 24 dicembre, giornata magica per bambini e credenti. A mezzanotte secondo la tradizione nasce Gesù; è tempo di doni, quest’anno per molti solo un ricordo, troppe le bollette da pagare. Però mi hanno insegnato che, come non è necessario vincere, ma è importante gareggiare, così per un dono basta il pensiero che voglio dedicare a chi ha reso più importante e diffusa l’orologeria attuale. Non Galileo o Christiaan Huygens, non Breguet o Graham, ma uomini molto più vicino a noi e che, dopo la diffusione del quarzo, hanno continuato a credere nella vitalità dell’orologio meccanico.
E torno al sogno di questa notte. Disma, marito e collega (che mi ha accompagnato in molti viaggi nelle Manifatture svizzere e che per tanti anni ha sopportato la mia passione per orologi e movimenti rimanendone contagiato) era con Giorgio Corvo, Claude D. Proellochs, Nicolas G. Hayek e Gerald Genta, che sorridevano soddisfatti e con ragione: il Reverso sempre sulla cresta dell’onda come quando negli anni ’80 partì da Milano la sua rinascita. Vacheron Constantin sempre più manifattura con la nuova sottile Ripetizione Minuti. Nicolas G.Hayek dall’alto dell’impero di lancette e movimenti sempre più ampio e infine un’altra icona dell’orologeria moderna, il Royal Oak, ancora giovane e brillante anche se ha più di 40 anni. Quattro personaggi che ho avuto la fortuna di conoscere personalmente, vivendo gli anni della rinascita dell’orologeria meccanica; li ho incontrati nuovamente in sogno e, per quanto virtualmente, sono contenta di aver detto loro: grazie e buon Natale ovunque voi siate. E.I.