Erano una quarantina le novità di Baselworld, segrete fino alle 12 del 24 aprile. Così, prima degli appuntamenti fissati con Rolex e Patek Philippe (tradizione iniziata negli anni ’80), passeggio per qualche chilometro. Obiettivo i megastand, fotografati – spesso al di sopra del pubblico – da mio figlio Lorenzo che, esperto di orologi, ha preso nella trasferta di Basilea il posto di suo padre Disma, il collega sposato nel 1959, scomparso nel 2006. Ore 12,30: inaugurazione alla grande da Hermès con un sipario rosso, che svela lentamente l’opera del giapponese Toyo Ito.
Lo stand si sviluppa su oltre mille mq in due livelli, colori e materiali sono legati alla natura. Tanto legno (come fosse la chiglia di un’antica nave con 624 listelli di faggio, lunghi 9 metri, dei quali 288 diritti e piatti e 336 sagomati) e, al posto delle tradizionali bacheche, composizioni in alluminio fresato (per ognuna 250 ore di lavoro), che al loro interno accolgono gli orologi.
Del Lipstick ho già parlato, Arceau e Clipper sono in ottica sportiva, Cape Cod – a destra nella foto – è un utilissimo GMT gran data e indicazione giorno/notte, i Tasca Volutes e Voilier dimostrano l’arte di smalto e cesello. Anche quest’anno movimenti di Manifattura realizzati da Vaucher, di cui Hermès è socio. Sempre affascinante, le Temps suspendu – in alto nella foto – che ferma il tempo a piacere, eliminando il contatto con le lancette. Oggi questo modello ha la cassa ø 38 mm in oro rosa o in acciaio, anche con diamanti. Le funzioni del movimento automatico però non si fermano e lo testimonia il quadrantino dei 24 secondi continui antiorari. Come mai questo numero, che nulla a che fare con la tradizionale misurazione del tempo orologiero? Perché a Parigi Hermès è al 24 di Faubourg Saint Honoré!