Orologi e gioielli procedono spesso su strade parallele; da Piaget negli anni ’50 il bracciale d’oro, progenitore dell’attuale gioielleria Piaget, diventa importante per bilanciare il volume del segnatempo Beta 21 al quarzo. Decisivi nell’evoluzione di Piaget i rappresentanti della 3^e 4^ generazione: Valentin e Yves, zio e nipote; quest’ultimo nel 1988 traghetterà l’impresa in quello che è l’attuale Gruppo Richemont.
Nascono quasi mezzo secolo fa gli orologi manchette con ampio bracciale-polsino o gli orologi-sautoir, fantastiche collane, e anche leggende metropolitane o realmente accadute.
Quella di orologi per VIP anche della musica o per le mogli di uno Sceicco, quando Mr Piaget chiede di visitarne le stanze lasciando allibito l’eunuco; ma lo fa solo per comprendere gli stili preferiti nell’arredamento. La visita avviene in assenza delle proprietarie, ma è proibito prendere appunti e solo fuori dal palazzo la prodigiosa memoria fotografica consente al visitatore di scrivere le note che porteranno a orologi molto apprezzatti dalle principesse. Oppure quando nel 1969 un’oasi nel deserto con uno specchio d’acqua, visto da un aereo, diventa un sottile orologio meccanico (spessore 3,15mm) inserito in volute d’oro ispirate dalle dune. Questa idea riappare anche nel 2013 con il GOA 38217 presentato nella collezione Couture.
Nell’altra foto, anni ’90, sono a colloquio con Yves Piaget; sembra che mi stia interrogando e che io non sia in grado di avere la risposta pronta (almeno così dissero i miei irriverenti familiari), ma in effetti il bracciale d’oro del mio automatico (della concorrenza) si era sganciato cadendo per terra e io ero molto imbarazzata, ma Mr Piaget con molto fair-play disse solamente: “sono cose che possono accadere“.