La parola smalti si presta a immagini diverse. Per molte donne è una miriade di boccettine, ma se si occupano di orologi allora il primo pensiero va a un quadrante variopinto. Questa foto riassume le due ipotesi affiancando boccette di smalto a un prezioso orologio: entrambe sono Chanel; il quadrante Coromandel si ispira ai paravento in lacca cinese, che Mademoiselle Cocò amava molto, la lunetta è tempestata di diamanti.
Gli smalti per i quadranti sono costituiti da componenti minerali, finemente triturati e opportunamente diluiti. Vengono stesi con un pennello su una sottile piastra di metallo (molto spesso d’oro) e poi messi in forno. Bisogna conoscerne le caratteristiche, perché molti con la cottura cambiano colore.
Generalmente le tecniche più impiegate sono quelle degli smalti champlevées o cloisonnées, alle quali se ne aggiungono però anche altre, come per esempio basse-taille o pallionnées.
Queste sono le differenze fra i due sistemi più usati. Per gli smalti cloisonnées un sottilissimo filo d’oro viene steso a delimitare i contorni del disegno scelto, le zone accolgono poi i colori e si passa quindi alle cotture, una per colore. Gli smalti champlevées invece vedono i colori stesi su superfici scavate sulla piastra.
Poche le Maison che hanno al loro interno artigiani-artisti e non molto più numerose quelle che nella loro produzione hanno questi orologi. Segnatempo che, per originalità e costo, sono riservati a una élite di appassionati collezionisti. Chi non ha un portafoglio ben fornito può ammirarli nelle raccolte dei Musei: dal MIH di La Chaux-de-Fonds a quello di Patek Philippe a Ginevra, che conservano esemplari di un lontano passato, fiori all’occhiello del savoir-faire soprattutto ginevrino, che dipingeva non solo i quadranti, ma anche le casse degli orologi da persona.
Nella foto sopra, a fianco di un Ripetizione Minuti di Ulysse Nardin anche alcuni particolari dei quadranti di Donzé Cadrans, recentemente entrata a far parte di questa azienda. Dal basso tre momenti della lavorazione cloisonnée, poi tre di quadranti con smalto bianco Grand Feu prima dell’applicazione degli indici; l’ultima è dedicata allo smalto flinqué; in cui la superficie metallica è lavorata a guillochée e poi coperta con smalto trasparente. Grand Feu è la definizione della tradizione ginevrina per opere pregiate. Temperatura e numero delle cotture variano, in rapporto a quanti e quali colori sono stati usati, al fine di evitare che possano mischiarsi tra loro.
Le superfici basse-taille, lavorate a bassorilievo, sono poi coperte di smalto trasparente che dona effetti particolari alla superficie traslucida. La plique à jour (nella foto sopra un esemplare di Cartier dedicato a un orso polare) pone sulla superficie da lavorare un reticolo, poi rimosso, che lo rende simile a una vetrata dalla smaltatura trasparente colorata. I paillonnées, impiegati a quanto sembra per la prima volta dalla famiglia dei Jaquet-Droz , vedono frammenti, pagliuzze o filamenti d’oro o d’argento mischiati allo smalto al quale donano un’eccezionale lucentezza. Le miniature su smalto sono dipinte su una superficie base smaltata di bianco, che poi viene coperta con smalto trasparente.
I soggetti variano: dalle copie di grandi dipinti a scelte di fantasia. Fra le produzioni più recenti i Flower Fields di DeLaneu, interpretazione dei dipinti di famosi impressionisti. Dopo aver scattato una fotografia di campi in fiore si è passati a dipingere il quadrante di due pezzi unici dedicati a un campo di papaveri e a uno di tulipani e, per ogni colore impiegato, c’è stata la cottura in forno. Nella foto sopra, l’esemplare unico che è stato presentato a Baselworld, così come il Giardino Tropicale tourbillon di Bvlgari e il Piranha, realizzato dall’orafo romano Riccardo Zannetti. Invece il Vacheron Constantin dedicato ai pesci, fa parte della collezione Metiers d’Arts presentata nel 2011.
Difficile quantificare il tempo necessario per arrivare a questi risultati: molte ore o molti giorni a seconda dalle difficoltà imposte dai colori. E non va poi dimenticato che lo smalto appena tolto dal forno, ma anche dopo, è fragile e che un gesto maldestro può mandare in fumo tutto il lavoro svolto.
E per concludere un aneddoto su un orologio Paul Picot, che sul quadrante in smalto aveva riprodotto un tucano; secondo la tradizione degli smalti champlevée. Sono stati 50 gli esemplari con la lunetta blu, ma altrettanti appassionati potevano avere la lunetta in un altro colore. il tucano è un portafortuna, ebbene il proprietario, che nella seconda metà degli anni Sessanta lo indossò per la prima volta a una serata al Casinò di Montecarlo, fece l’en-plein.