Nel 2001 ho incontrato Peter Stas e la moglie Aletta, una coppia appassionata di orologi. Entrambi li disegnavano nel loro tempo libero e, dopo un viaggio in Svizzera, avevano deciso di fondare un’impresa orologiera: la Frédérique Costant.
I met Peter Stas and his wife Aletta in 2001 and their picture was ade in that year. Frédérique Costant Brand grew during during 15 years, this summer Citizen wanting to own a Manufacture bought it, here an interview to Dr.Peter Stas in Milano on last September.
Il nome era un omaggio ai bisnonni, Frederique per Aletta e Costant per Peter. Il primo ordine arrivò nel 1991 e fu l’inizio di un’avventura in cui non erano in molti allora a credere. Erano anni belli per l’orologeria svizzera, ma Peter, olandese, ce l’avrebbe fatta? Gli eventi gli hanno dato ragione e la Manifattura vanta oltre venti movimenti ideati e realizzati in house. A settembre il Dottor Stas ha presentato nell’orologeria Cielo di Milano la collezione FC 2016 ed ecco questa intervista, corredata da una foto d’epoca, scatttata nel 2001.
Oggi Peter è un imprenditore di successo, sempre magro e gentile, che al polso indossa lo Smartwatch lanciato l’anno scorso e che sul nostro mercato arriverà fra breve. Uuisce un look classico alla moderna tecnologia è un vero orologio, non un gadget e si rivolge a un pubblico giovane che sa comprendere i valori della tradizione, donne comprese.
La produzione FC comprende orologi classici, di qualità, offerti a prezzi contenuti in entrambe le linee, quella con movimenti di Manifattura e quelli che montano movimenti svizzeri, per esempio i Sellita. Fra i primi il Calendario Perpetuo. che abbiamo pubblicato il 30 settembre nella Tecnica e poi un tourbillon, automatici di Manifattura e altro.
La scelta di produrre orologi di qualitù a un prezzo accessibile a molti nasce dal fatto che la giovane coppia non poteva permettersi gli orologi dei grandi Marchi, così entrambi decisero che se avessero mai avuto una loro impresa avrebbero cerato di avvicinare un pubblico più ampio di appassionati.
Pochi mesi fa la Frederique Costant è stata acquistata da Citizen, è stato forse l’ultimo bel business svizzero. In passato anche il Gruppo Richemont aveva fatto delle avances ma poi non se n’era fatto nulla.
“Citizen, mi dice Peter, aveva già acquistato degli atelier, ma voleva una Manifattura per entrare in una nuova fascia di mercato. Vogliono investire in FC, dal 2006 la Manifattura è a Plan les Ouates, vicino ai grandi dell’orologeria, presto avremo disponibili altri 3000 mq, i lavori inizieranno a fine anno o nei primi mesi del 2017 e poi potremo assumere un centinaio di persone, oggi ne abbiamo 170. Mi hanno chiesto di conitnuare a dirigere l’azienda per 5 anni e ho accettato.
D. Hanno acquistato tutto il vostro know-how?”
R. Sì, ad eccezione del connected.
D, Potrà decidere da solo o dovrà seguire le direttive di Tokyo?
R. Beh hanno acquistato Frederique Costant, Alpina e Atelier de Monaco e ho visto come si sono comportati con Bulova, penso non sorgeranno problemi perché entrambi vogliamo far progredire questo gruppo.
A questo punto come d’abitudine ho lasciato la parte formale per presentare un aspetto meno noto di questo imprenditore che dalla famiglia, proprietaria di una litografia che stampava anche quadranti, ha imparato ad amare gli orologi. Oltre a questi c’è anche la passione per le auto d’epoca, Austin Healey in testa, per le quali FC organizza una gara alla quale partecipano equipaggi di molte nazioni, in lizza per vincere l’orologio FC dedicato all’evento. Quest’anno poi, per la seconda volta, l’aienda è stata cronometrista ufficiale della rinata Pechino-Parigi.
D. Come è arrivato agli orologi?
R. Dopo l’Università volevo produrre qualcosa di mio, non entrare in un’azienda, anche se agli inizi ho lavorato dalla Philips nell’elettronica: in seguito abbiamo fatto il grande salto e fondato la Frèdèrique Costant.
D. Ricorda il suo primo orologio?
R. Certo era un Seiko diver regalatomi da mio padre, erano gli anni Settanta, non ce n’erano molti in giro…
D. E quello acquistato con i suoi soldi?
R. Un Baume et Mercier e un Bucherer, ma non il Bucherer di oggi, allora quell’azienda produceva orologi label, il mio riordava i Blancpain.
D. Ha mai regalato un orologio a una donna?
R. Naturalmente sì…dei Frederique Costant.
D. Nel 1999 avete lanaciato gli Heart Beat con la finestrella che lasciava vedere il bilanciere, come mai non avete chiesto un brevetto? poi l’idea è stata copiata in lungo e largo.
R. Erano i primi anni, eravamo concentrati sulla produzione, non ci abbiamo pensato.
L’ultima domanda riguarda il mercato italiano, cosa ne pensa? e la risposta è diplomatica: “E’ un mercato grande e noi siamo piccoli, ma gli italiani amano gli orologi…”