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Sull’Extra-fort: “Ardisco non ordisco”

CHRONO 4 acciaio retroGabriele D’Annunzio, poeta-scrittore-soldato-aviatore-italianlover-dandy sempre elegante, creato Principe di Montenevoso e ideatore di fortunati slogan e nomi “imaginifici” (chi più ne ha più ne metta), è stato anche il primo a coniare  parole inedite nella nostra lingua. D’altro canto un giorno chiese ad Anatole France cosa facessero i francesi delle 35.000 parole a disposizione, visto che delle 40.000 del loro vocabolario ne impiegavano solo 5000…

 

Un Extra-fort in edizione speciale

Il legame, che unisce il nostro poeta agli orologi, passa lungo il filo della velocità, quello di Tazio Nuvolari (al quale D’Annunzio aveva regalato una tartaruga con un biglietto: “al pilota più veloce l’animale più lento”) e della collezione che Eberhard &Co ha dedicato al pilota mantovano completandola con una tartarughina e la sigla TN sul quadrante. Adesso un nuovo orologio rinsalda questa unione.

L'Extra-fort dedicato a D'Annunzio

Il cronografo automatico Extra-fort dedicato a D’Annunzio

Domenica 2 marzo, nella “Giornata Imaginifica”, che ha ricordato il 150° anniversario della nascita del poeta, la Maison orologiera ha presentato, al Vittoriale, un’edizione speciale del suo cronografo Extra-fort, che presto vedremo a Baselworld. Sul fondello la firma di D’Annunzio, sul quadrante uno dei suoi motti celebri: Ardisco non Ordisco (coniato durante l’impresa a Fiume). Gli esemplari sono 150, la cassa ø 41 mm è in acciaio, il movimento automatico è il Calibro ETA 7750.

Per concludere mi sembra interessante ricordare qualche aneddoto sul Vittoriale. D’Annunzio aveva spesso chiesto al Governo italiano la villa di Gardone, sequestrata al nemico, ma le risposte erano sempre state negative; un funzionario del Ministero, presentando l’ennesima richiesta al ministro Bortolo Belotti disse: la tradizione ormai formata è che sia dia a tutti meno che a D’Annunzio; il Ministro, sorrise e rispose: capovolgeremo così la tradizione: a nessuno meno che a D’Annunzio. E la villa divenne il Vittoriale degli Italiani.

La porta allo studio del Monco, lo studio, scorcio del guardaroba

La porta allo studio del Monco, in bagno il carapace della tartaruga, scorcio del guardaroba

La porta allo “Studio del Monco” è molto bassa, il poeta era piccolo (più o meno come la signora nella fotografia), tutti gli altri per entrare dovevano inchinarsi, non al poeta, ma all’ingegno e alla letteratura. Su un piano di marmo nel bagno, insieme a una miriade di oggetti anche il carapace della tartaruga alla quale D’Annunzio era molto affezionato. Da ragazzo D’Annunzio elegantissimo nella divisa del collegio, fu scambiato per un ufficiale e salutato come tale dai soldati. Il fatto diede origine a una lettera ufficiale del Ministero che fece togliere dalle divise dei ragazzi i fregi che potevano essere scambiati per gradi. In quanto allo scorcio del guardaroba al Vittoriale, circa 200 erano le paia di scarpe e stivali, una cinquantina i cappelli; i plastron per gli abiti da sera erano sempre perfettamente inamidati e D’Annunzio li completava con due perle piccole, ma perfette, una bianca e una nera; innumerevoli i pigiami e le seriche vesti da camera; nello studio spesso indossava un pigiama in seta nera e nel 1938 un legionario raccontò a un commilitone che aveva visto D’Annunzio vestito “da poeta”; negli anni “20 nonostante le ristrettezze finanziarie aveva al suo servizio sette-otto domestici.

 

 

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