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Al S.I.H.H. alleanza svizzera-tedesca

Che la Confederazione Elvetica sia la patria dell’orologeria meccanica da polso è innegabile, ma per una parte di pubblico anche gli orologi da parete e soprattutto quelli a cucù, sono svizzeri. Invece gli orologi a cucù non sono affatto svizzeri, sono tedeschi e tuttora molte fabbriche li producono nella zona di origine.

 

In Germania c’è anche una Strada dei cucù o meglio degli orologi (www.germanclockroute.com), che si snoda per oltre 300 Km. nella Foresta Nera, tra il Wurttemberg e la Baviera, in mezzo a boschi e prati, costeggiando fabbriche artigianali e grandi negozi dove di orologi a cucù se ne trovano di tutte le forme, misure e prezzi.

Cucù:sulla strada degli orologi un grande negozio, il più grande cucù al mondo

Sulla Strada degli orologi un negozio della catena Mille Cucù, il più grande cucù al mondo e il suo movimento

 

Molte fabbriche si possono visitare per vedere la lavorazione dei meccanismi orologieri affiancata all’intaglio del legno di tiglio e alla pittura di molti componenti. Il richiamo sonoro, che si ascolta ad ogni ora, è dovuto a due mantici a soffietto: una ruota del meccanismo sonoro apre i soffietti riempiendoli di aria, questi cadendo la fanno uscire da apposite fessure ed ecco il cinguettìo.

Le prime pendole di questo territorio risalgono al XVII secolo, allora ruote e pignoni erano in legno, solo la verga era in metallo; la produzione era molto apprezzata; a metà Ottocento se ne realizzavano 6oo.000 all’anno. La tradizione attribuisce a Franz Ketterer di Schonwald la paternità degli orologi a cucù. A Schonach c’è il più grande cucù del mondo: la casetta misura m.7×7, il movimento è lungo m.3,60, alto m.3,10 e profondo un metro, il cucù misura 80 cm. Nella fabbrica Schneider si sono realizzati orologi a cucù alti tre metri anche di tipo promozionale: per una fabbrica di birra un barilotto ha sostituito la casetta e il pendolo era un boccale. Nel tempo le melodie del cucù si sono fatte complesse, l’uccellino muove anche la testa e sbatte le ali.

A questo punto non possiamo non sorridere divertiti dopo aver letto su Donna.it che Jaquet Droz ha realizzato un cucù da polso.  Non era mai successo che un prezioso orologio, come il Singing Bird, con automi e ripetizione minuti, venisse definito “a cucù”.  Jaquet Droz  forse si è rivoltato nella tomba… Invece se vogliamo fare un paragone fra orologi da polso e orologi a cucù, possiamo pensare al collezionismo: un medico a Taiwan è arrivato a possederne una quarantina e non osiamo pensare al relativo concerto perché, in fatto di precisione, questi orologi non sono dei cronometri…

 

Ed eccoci arrivati al titolo scelto e al S.I.H.H. dove la fantasia di Alvaro Maggini, direttore creativo di Roger Dubuis, ha ideato un binomio a prima vista azzardato, quasi un’alleanza fra due nazioni all’insegna degli strumenti per indicare il tempo.

 

immagini dai video Roger Dubuis

Immagini dai video messi in rete da Roger Dubois

Nello stand, come abbiamo scritto nell’anteprima Roger Dubuis, è previsto un orologio a cucù e su questo si sta articolando una promozione in rete con video, che da dicembre al 19 gennaio accompagnano i cibernauti (o dovremmo dire i cucùnauti?) in un puzzle alla scoperta dei vari componenti; anche se già ci si può domandare quando mai la zampetta di un cucù possa assomigliare all’artiglio di un rapace. La Marca infatti non dimentica il suo simbolo, l’aquila di Ginevra, e se l’anno scorso ne aveva ideato una con apertura alare di molti metri, quest’anno dovrebbe ripiegare su misure più accettabili. Pur restando ferma la presenza di un’aquila viva al polso di un addestratore. L’anno scorso erano due e più di un animalista convinto le aveva compiante per i vari flash di  macchine fotografiche professionali e telefonini. Vedremo lunedì 20 all’inaugurazione del nuovo stand, lo  stile trasgressivo del marchio che ha scelto di produrre solo orologi garantiti dal Punzone di Ginevra e sembra anche aver fatto proprio anche lo slogan “épater les bourgeois”.

 

 

 

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