Tramandare da una generazione all’altra i tesori della conoscenza, di quelle esperienze che in un recente convegno sono state definite “Ricchezza della mano e della mente”, è un patrimonio al quale non si deve rinunciare.
Anche se oggi l’aiuto di moderni congegni rende tutto più facile e la diffusione è velocizzata a livello mondiale, l’esperienza dei Maestri e il poterli conoscere direttamente in lunghi colloqui fanno la differenza.
Questo è quello che succede a Mentors&Protegés, iniziativa filantropica biennale che dal 2002 Rolex ha intrapreso a sostegno di 7 discipline artistiche.
Sette giovani, scelti attraverso selezioni da una commissione e che in parte hanno già intrapreso la carriera facendosi apprezzare, usufruiscono di una borsa di studio; nell’arco di un anno (almeno per sei settimane) vivono vicino ai Maestri, personaggi di livello internazionale. Nel 2012/2013 questi sono stati i Mentors, Danza: Lin Hwai-Min; Film: Walter Murch; Architettura: Kazuyo Sejima; Letteratura: Margaret Atwood; Teatro: Patrice Chéreau; Musica: Gilberto Gil; Arti figurative: William Kentridge. Molti hanno riconosciuto non solo di aver insegnato alle giovani generazioni, ma anche di aver spesso appreso da queste qualcosa che a loro mancava.
A Venezia in ottobre, durante il Rolex Arts Week-End, c’è stata la conclusione dell’anno di studio 2012-2013. Un palcoscenico meraviglioso, sicuramente scelto o quanto meno suggerito da Gian Riccardo Marini CEO di Rolex International. Qui le coppie hanno presentato i risultati raggiunti. Tra gli allievi anche l’italiana Sara Fgaier, esperta nel montaggio di film, che ha presentato alcune scene del documentario in fase di realizzazione su inediti aspetti italiani, mentre un giovane regista polacco ha scelto di recitare con la sua compagnia testi presi da scritti di Oriana Fallaci. E’ stato un lungo week-end artistico culturale arricchito da proiezioni, discussioni, concerti.
Eventi e colloqui, che hanno coinvolto gli oltre trecento invitati, si sono svolti alla Fondazione Giorgio Cini nell’Isola di San Giorgio dove l’antica Abbazia benedettina è stata trasformata in centro culturale (splendida la biblioteca che si sviluppa lungo 130 metri e dove sono catalogati oltre centomila volumi, molti di più lo saranno in futuro). Quello che era un tempo il refettorio accoglie performances, convegni, serate di gala e anche nel vasto parco sono state costruite, o ristrutturate, sale conferenze.
La serata conclusiva si è svolta al Teatro La Fenice. Ospite d’onore Sofia Loren, accolta da Gian Riccardo Marini; a rappresentare il cinema c’erano anche l’attrice Charlotte Rampling e l’indiana Mira Nair. Numerosi i Mentors anche di passate edizioni e i VIP; presenti anche Rebecca Irvin, che dirige i programmi filantropici Rolex, lo staff di Rolex International e quello di Rolex Italia.
Non si è mai parlato di orologi anche se il simbolo della coroncina era presente dappertutto e mi s ono tornate in mente alcune norme svizzere nel XVIII e XIX secolo, che fanno parte della cultura orologiera e che forse molti appassionati di orologi non conoscono. Ogni maestro artigiano nel Settecento, quando imperavano le severe Corporazioni dei mestieri, poteva avere un solo apprendista che lavorava ricevendo in cambio vitto e alloggio. In seguito nell’industria si assunsero solo quattordicenni che lavoravano 11 ore al giorno e 10 nei prefestivi.
I maestri orologiai dovevano recarsi al lavoro “correttamente vestiti con camicia bianca, cravatta e cappello nero”, avrebbero poi indossato un camice bianco. Erano a loro spese gli attrezzi (in genere un centinaio); venivano pagati a cottimo o al termine della consegna di un determinato quantitativo di orologi finiti e funzionanti. Durante la settimana si lavorava sino a tardi, ma al sabato si smetteva alle 18, solo nel primo Novecento la Svizzera introdusse la settimana per così dire “corta”, che terminava sabato pomeriggio alle 15. Insomma una vita grama.